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Articolo a cura di Andrea NEVI
Recuperare l’energia dissipata dal veicolo durante il moto e la frenata. È questo il concetto alla base dell’energy harvesting (raccolta di energia disponibile nell’ambiente, ndr) su strada. Diversi paesi, tra cui gli USA, Canada e Israele, si sono cimentati nell’impresa, senza però ottenere risultati concreti e/o soddisfacenti.
L‘idea diviene realtà per la prima volta in Italia nel 2011 grazie alla start up Underground Power, da un’idea del CEO Andrea Pirisi, che brevetta Lybra.
Il modello era concepito come dosso; poi si è evoluto in una meno invasiva pedana da applicare a filo asfalto. Esso funge da rallentatore stradale convertendo parte dell’energia cinetica del veicolo in energia elettrica. Il tutto avviene attraverso un dispositivo di harvesting a funzionamento elettromagnetico lineare.
LYBRA è lungo 1 metro e largo 3 (quanto una corsia stradale) ed è realizzato in acciaio e gomma vulcanizzata riciclata da pneumatici. Secondo il produttore è possibile estrarre 1 kWh dal passaggio di 100 veicoli, con risultati equivalenti ad un impianto fotovoltaico da 80 kW di 600 mq.
La corrente elettrica ottenuta può infine essere utilizzata per l’autoconsumo o la vendita alla rete, a seconda della necessità e della convenienza nel mercato energetico.
La prima sperimentazione in situ è iniziata nel febbraio 2014 con l’installazione di due strisce da 10 moduli nel parcheggio di un supermercato Auchan di Rescaldina (MI). A fronte di un investimento di circa 100’000 € si è stimato il recupero annuo di 100 MWh di energia dal transito di 8’500 veicoli in media al giorno, prevedendo di rientrare nei costi in appena 7 anni.
Dopo un periodo iniziale di monitoraggio dagli esiti più che soddisfacenti, la Underground Power ha ottenuto consensi e fondi per allargare la distribuzione di LYBRA negli ultimi due anni. Le attuali installazioni del modello comprendono:
L’installazione più ambiziosa è in fase di progettazione, ma dovrebbe entrare in funzione entro la fine del 2019. Si tratta di un impianto in ingresso ed uno in uscita ad un solo casello autostradale a Cordignano (TV), sulla A28.
Si prevedono il recupero di 15.767 kWh l’anno, sufficienti a rendere autonome 5 abitazioni da 4 persone, e l’abbattimento di emissioni per 11.000 tonnellate di CO2.
All’installazione seguiranno nove mesi di testing. Se si confermassero le proiezioni ipotizzate, renderanno possibile l’ampliamento del progetto a tutti i caselli della rete di Autovie Venete.
Conti alla mano, è evidente il beneficio che l’applicazione delle pedane a recupero di energia è in grado di apportare dal punto di vista ambientale, energetico ed economico. La speranza è dunque che i risultati ottenuti dal numero crescente di installazioni possano portare ad investire su questa soluzione. Stimolando la nascita di tecnologie analoghe e l’estensione su scala nazionale del recupero energetico su strada tramite pedane e dossi.
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