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Articolo a cura di Andrea NEVI
Il roadway energy harvesting consente di recuperare parte dell’energia quotidianamente dissipata sulla strada. L’autore ha già affrontato l’argomento focalizzandosi sulla situazione tecnologica attuale e sulle diverse tecnologie utilizzate nel mondo. In questo terzo appuntamento ci concentreremo sui pro e i contro che comporta l’energy harvesting su strada, con riguardo al recupero attraverso i dossi.
L’applicazione di tecnologie di energy harvesting alla strada è particolarmente strategica in quanto:
Tra le tipologie di energy harvesting su strada , quella attraverso i dossi (Bump Energy Harvesting, BEH) risulta la più performante. Analizzeremo ora i pro e i contro di questo tipo di installazione, legati sia alla sola natura del dosso che all’applicazione dell’harvesting al dosso.
Per quanto riguarda i primi due punti, si può cercare di svincolarsi dal dosso in favore di forme meno invasive di rallentatori stradali. Un esempio è la pedana Lybra della Underground Power, già nominata nei precedenti articoli.
I dispositivi di harvesting verrebbero inoltre installati in posizioni strategiche in cui sia comunque richiesta la presenza di SCS. L’unico effetto sarebbe il recupero di energia che verrebbe in ogni caso dissipata.
Infine bisogna considerare l’avanzamento tecnologico. Gli obiettivo futuri sono rendere sempre più ecosostenibile la produzione energetica e aumentare il parco auto ibride ed elettriche. In tale modo, l’energy harvesting attraverso i dossi sarà sempre meno accompagnato alla radice da emissioni di CO2 .
In conclusione, i vantaggi del recupero energetico su strada sono consistenti. Al contrario, proseguendo nello studio e progredendo con le innovazioni gli svantaggi saranno sempre meno significativi.
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