Innovazioni

Strade in plastica riciclata: la startup olandese PlasticRoad

Nasce la nuova frontiera delle infrastrutture sostenibili: la startup olandese Plastic Road reinventa le strade del futuro. L’idea è quella di sostituire la plastica riciclata al tradizionale conglomerato bituminoso con il quale si realizzano oggi le superfici carrabili. Con i rifiuti plastici si realizzano dunque elementi modulari assemblabili, che semplificano le attività costruttive e di manutenzione. Vediamo insieme i molteplici vantaggi di questo tipo di realizzazione.

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Le strade del futuro: plastica riciclata al posto dell’asfalto

Nascono in Olanda le Plastic Roads, strade di plastica, un’alternativa ecologica alle strade tradizionali, attualmente realizzate con il bitume (un derivato petrolifero). La Plastic Road è un’infrastruttura totalmente sostenibile, che utilizza la plastica riciclata come materiale di partenza. Con i rifiuti plastici si realizzano degli elementi assemblabili. La modularità di questi ultimi, unita al loro basso peso, semplifica notevolmente le operazione di costruzione e di manutenzione, con un conseguente risparmio energetico e di materiali. Inoltre, al termine del loro ciclo di vita, gli elementi che costituiscono la strada possono essere ulteriormente riciclati e riutilizzati per creare nuovi blocchi.

Strade di plastica: l’aspetto ambientale

Il primo e più evidente vantaggio del progetto olandese è il reimpiego dei rifiuti plastici. Ogni metro quadro di Plastic Road, infatti, incorpora al suo interno circa 25,7 kg di plastica. Ci sono, però, anche innumerevoli vantaggi correlati alla riduzione di emissioni di CO2. Abbiamo detto che la semplicità realizzativa delle Plastic Roads velocizza le operazioni di costruzione del 70% rispetto alle strade tradizionali (il posizionamento di ogni elemento richiede meno di un minuto). Questo si traduce in un notevole risparmio dal punto di vista energetico e, di conseguenza, ambientale. Le Plastic Roads, inoltre, necessitano di poca manutenzione e durano più a lungo. Si stima che le emissioni di CO2 associate alla superficie stradale si riducano del 72% in confronto alle pavimentazioni tradizionali.

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Meno asfalto, meno emissioni

Oltre ai risparmi energetici derivanti dalla semplicità realizzativa delle Plastic Roads, c’è da considerare un altro importante aspetto ambientale. Le strade tradizionali sono realizzate con asfalto, un composto idrocarburico semi-solido costituito per lo più da bitume. La produzione di questo prodotto richiede un processo estremamente impattante: ogni tonnellata di asfalto prodotta provoca infatti l’emissione di 27 kg di CO2 in atmosfera. Le strade in asfalto, inoltre, assorbono enormi quantità di calore, contribuendo all’innalzamento delle temperature globali.

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Plastic Roads: una soluzione per adattarsi al cambiamento climatico

E i vantaggi non finiscono qui. Il progetto olandese rappresenta inoltre un’efficace soluzione dal punto di vista dell’adattamento al cambiamento climatico. Le Plastic Roads, infatti, sono realizzate in modo tale da evitare le inondazioni, fenomeno climatico molto comune nei Paesi Bassi. Grazie a delle cavità di accumulo disposte al di sotto degli elementi modulari, le strade sono in grado di accogliere enormi quantità di acqua piovana (fino a 100 mm all’ora). Questa viene poi incanalata e drenata all’interno di serbatoi, dove può essere stoccata per eventuali periodi di siccità. Inoltre, questo sistema di drenaggio riduce notevolmente gli intervalli di rifacimento dei manti stradali (da 20 a 40 anni), con conseguente riduzione, anche in questo caso, di energia.

I primi progetti pilota

I primi due progetti pilota della startup PlasticRoad sono stati realizzati in Olanda: si stratta delle piste ciclabili di Zwolle e Giethoorn. Ogni pista è stata costruita impiegando circa 1000 kg di plastica (l’equivalente di 218 mila bicchieri, o 500 mila tappi…). Queste prime realizzazioni, assolutamente sperimentali, saranno di fondamentale importanza per monitorare alcuni parametri. Attraverso un’analisi di questi ultimi sarà possibile valutare il grado di sicurezza e di fattibilità del progetto in condizioni di ordinario utilizzo. Non ci resta che attendere i risultati, nella speranza che questo modello possa diventare realmente affidabile, sostituendosi del tutto a quello tradizionale.

Giulia Rizzotti

Dottoressa magistrale in Ingegneria Energetica, con specializzazione nel settore dell'energia rinnovabile. Profondamente interessata alla tutela dell'ambiente, alla salvaguardia degli ecosistemi e degli esseri viventi tutti. In cerca di una corretta visione di interazione tra uomo e natura. Autrice per #EnergyCuE da giugno 2020.

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