Ambiente

Perché le frane sono sempre più frequenti?

Le frane sono eventi naturali caratterizzati dal movimento improvviso e violento di terreni lungo una pendenza. Questi fenomeni stanno diventando una preoccupante sfida in molte regioni del mondo. L’aumento della frequenza di questi eventi non solo minaccia l’ambiente, ma anche la sicurezza delle comunità locali e le infrastrutture critiche. Ma perché le frane sono sempre più frequenti?

L’aumento della frequenza delle frane

Negli ultimi anni, diversi studi stanno rilevando l’aumento della frequenza delle frane. In Italia, questo fenomeno è particolarmente preoccupante per le Alpi. I recenti dati provenienti dal catasto online del gruppo di ricerca GeoClimAlp del CNR-IRPI non lasciano spazio a dubbi. Il periodo compreso tra il 2000 e il 2020 ha visto una significativa crescita di eventi di instabilità naturale nelle Alpi Italiane sopra i 1500 metri di quota. Questi eventi, che includono frane, colate detritiche ed eventi di instabilità glaciale, sono stati registrati in numero impressionante e sono ben 772.

Il fenomeno del riscaldamento globale è ormai visibile a tutti e le prospettive future non offrono alcun motivo di rassicurazione. Tra le regioni del mondo in cui il riscaldamento globale si sta manifestando in modo più evidente, spiccano gli ambienti di alta quota, come appunto le Alpi. Gli impatti principali dei cambiamenti climatici osservabili sono di diverso tipo. Si sta rilevando la riduzione delle masse glaciali, la diminuzione della copertura nevosa, la degradazione del permafrost e lo spostamento a quote superiori degli ecosistemi. Non da ultimo, si sta registrando l’incremento dei fenomeni di instabilità naturale, comunemente indicati come frane.

Le principali cause dell’aumento della frequenza delle frane

L’aumento della frequenza delle frane deriva da una complessa interazione di fattori naturali e antropici. Uno dei principali fattori scatenanti è sicuramente l’accelerazione del cambiamento climatico. Secondo gli esperti, le regioni montane sono particolarmente sensibili agli effetti del riscaldamento globale. Questo fenomeno ha portato al disgelo accelerato dei ghiacciai e alla degradazione del permafrost, che svolge un ruolo cruciale nella stabilità dei pendii montuosi. L’indebolimento del permafrost, in particolare, può minacciare la coesione del terreno, rendendolo suscettibile alle frane. I materiali precedentemente stabili possono diventare improvvisamente mobili e crollare lungo le pendici. Questo produce disastri ambientali e mette a rischio le comunità circostanti. Le attività umane, come la deforestazione e l’urbanizzazione, hanno un impatto significativo sulla frequenza delle frane. La deforestazione, infatti, elimina la copertura protettiva degli alberi, esponendo il terreno agli agenti atmosferici.

Inoltre, le alterazioni del paesaggio causate dalla costruzione di strade, dighe e altre infrastrutture possono modificare il drenaggio naturale delle acque piovane, aumentando il rischio di frane. L’espansione urbana senza pianificazione adeguata può intensificare il problema. L’alterazione del terreno naturale e la costruzione di edifici possono indebolire la stabilità delle pendici circostanti. Anche la topografia e la geologia di un’area giocano un ruolo fondamentale nella formazione delle frane. I terreni ripidi e rocciosi sono più suscettibili alle frane, poiché la gravità e l’instabilità del terreno possono causare più facilmente il cedimento. Le regioni soggette all’attività sismica possono invece sperimentare frane a seguito di terremoti. Infatti, le scosse sismiche possono modificare istantaneamente la topografia e la stabilità del terreno, provocando frane anche in zone precedentemente stabili.

Aumento delle frane: i fattori critici

Tra i fattori che alimentano l’aumento delle frane, uno dei più significativi è il deficit di infrastrutture di gestione delle acque. Questo elemento spesso è trascurato, ma svolge un ruolo determinante nell’instabilità del terreno. I sistemi di drenaggio inefficienti sono un fattore scatenante per le frane. Per questo, quando le acque piovane non vengono gestite correttamente, possono accumularsi e saturare il terreno. Questo comporta un aumento della pressione idrica, che indebolisce la coesione del suolo e crea le condizioni ideali per il verificarsi delle frane. L’assenza di canali di drenaggio adeguati per smaltire l’acqua in eccesso può amplificare ulteriormente il problema.

La mancanza di infrastrutture di gestione delle acque può anche portare a fenomeni di erosione del suolo. Le acque non canalizzate possono scorrere liberamente lungo le pendici e l’erosione indebolisce ulteriormente la stabilità del terreno, aumentando il rischio di frane. Inoltre, l’erosione può contribuire all’accumulo di sedimenti in fiumi e corsi d’acqua, aumentando il rischio di alluvioni. L’implementazione di infrastrutture di gestione delle acque efficaci può svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione delle frane. Sistemi di drenaggio ben progettati possono contribuire a evitare l’accumulo di acqua nelle aree critiche e ridurre la pressione idrica sul terreno. La costruzione di argini e canali di scolo può guidare le acque in direzioni sicure, evitando il ristagno e l’erosione. Inoltre, i bacini di detenzione possono contenere temporaneamente le acque piovane in eccesso e rilasciarle gradualmente, riducendo il rischio di sovraccarico idrico repentino.

Impatti e necessità di intervento

Uno dei risultati più immediati e visibili delle frane è la devastazione ambientale. Le frane possono distruggere e sradicare la vegetazione, causare l’erosione del terreno e alterare l’equilibrio ecologico delle aree colpite. L’habitat naturale e la biodiversità possono subire danni irreparabili, portando alla perdita di specie vegetali e animali che contribuiscono alla resilienza dell’ecosistema. Gli effetti delle frane non si limitano solo all’impatto ambientale diretto. Anche le comunità locali, le infrastrutture, le attività economiche e culturali subiscono conseguenze significative. L’aumento della frequenza delle frane richiede interventi costosi per la messa in sicurezza delle aree colpite e può causare spostamenti forzati delle popolazioni locali. Inoltre, gli effetti economici e culturali possono essere estesi anche a lungo termine, compromettendo le attività tradizionali delle regioni montane.

Per questi motivi, la crescente frequenza delle frane è un campanello d’allarme che richiede un’azione immediata e coordinata. È necessario un approccio che coinvolga scienziati, amministratori locali e nazionali, nonché la popolazione locale. Gli interventi dovrebbero comprendere per prima cosa la messa in atto di misure di adattamento al cambiamento climatico. Occorre anche intervenire nella protezione delle aree a rischio e nella promozione di pratiche sostenibili che possano contribuire a stabilizzare i terreni montuosi. Affrontare il deficit di infrastrutture di gestione delle acque richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga ingegneri, urbanisti, esperti di idrologia e responsabili delle politiche pubbliche. Gli investimenti mirati nella costruzione e manutenzione di sistemi di drenaggio e di mitigazione possono contribuire in modo significativo a ridurre il rischio di frane e salvaguardare il territorio.

Maria Chiara Cavuoto

Dottoressa Magistrale in Ingegneria Energetica, da sempre curiosa di capire il perché dei fenomeni scientifici e appassionata di divulgazione. Sono autrice per CuE dal 2020, quando ho iniziato ad occuparmi degli articoli sulla pagina Energy, ma in questi anni ho avuto la possibilità di incontrare nuovi mondi e scoprire nuovi interessi. Oggi collaboro e scrivo per l'intero network.

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