Primo Piano

Metano, le acque costiere emettono più gas serra di quanto pensiamo

Questa scoperta è molto interessante perché le coste potrebbero essere una sorta di “hot spot”, ma l’emissione di gas serra è preoccupante!

Il metano è un gas essenziale, quando viene trattato in una certa maniera, altrimenti le emissioni possono essere devastanti e disastrose, soprattutto dal punto di vista ambientale, soprattutto se si parla di metano nelle acque costiere poco profonde.

Chi avrebbe mai pensato che queste zone, spesso dimenticate, possano avere un ruolo così importante nel nostro clima? Insomma, le acque costiere non sono solo luoghi dove ci si gode il sole, ma anche degli hotspot per le emissioni di metano, che contribuiscono in modo significativo al riscaldamento globale.

È strano pensare che le fonti di metano di origine antropica siano ben comprese, mentre quelle naturali, come le acque poco profonde, rimangono (a volte) un mistero. Eppure, queste aree sono piene di microrganismi che, sebbene piccoli, svolgono un ruolo enorme nel mitigare queste emissioni. 

In quest’articolo scopriremo un po’ più nel dettaglio come funzionano queste dinamiche nei diversi ecosistemi costieri. E vi assicuro che ci sono alcune sorprese! Scopriremo che maree, stagioni e persino correnti oceaniche influenzano il rilascio di metano.

Le acque costiere come hotspot di emissioni di metano

I primi risultati sono stati pubblicato sul sito della Royal Netherlands Institute for Sea Research (si tratta di una dissertazione di una tesi di dottorato del candidato Tim de Groot). Allora, partiamo dalle fonti naturali di metano. Già, perché mentre siamo abituati a pensare a fattori antropici, come le attività industriali, queste acque poco profonde contengono una quantità sorprendente di metano. Gli ecosistemi costieri, in particolare, sono dei veri e propri serbatoi di questo gas. Ma ecco la cosa interessante: la loro limitata profondità significa che i microrganismi metanotrofi, quelli che aiutano a degradare il metano, non hanno molto tempo per fare il loro lavoro prima che il gas arrivi nell’atmosfera.

Ci sono diverse regioni che sono state studiate per capire meglio questa situazione. Per esempio, la Doggerbank seep area nel Mare del Nord, la Wadden Sea nei Paesi Bassi e le acque costiere vicino a Svalbard nell’Artico. In ognuna di queste zone, le maree e le correnti oceaniche giocano un ruolo fondamentale nel trasportare il metano, portando a picchi di emissioni che variano anche a seconda delle stagioni. Parlando di maree, è affascinante notare come quelle calanti possano innescare un aumento nelle emissioni di metano. E se pensiamo all’estate, l’attività microbica aumenta, portando a concentrazioni più elevate di metano. Ma non è solo una questione di calore; anche i venti in inverno possono contribuire a rilasciare metano nell’atmosfera. È un sistema complesso, e ogni fattore sembra giocare un ruolo.

Illustrazione di una piattaforma metanifera vicino la costa (Depositphotos FOTO) – www.energycue.it

Il ruolo dei microrganismi metanotrofi

Ora, passiamo al cuore della questione: i microrganismi metanotrofi! Questi piccoli “eroi” sotterranei sono cruciali per la degradazione del metano, e il loro comportamento varia notevolmente nelle diverse regioni. Per esempio, nella Wadden Sea, vediamo che durante le stagioni calde, le emissioni di metano aumentano grazie all’attività microbica. Ma anche in inverno, quando sembra che tutto si fermi, le concentrazioni rimangono alte. In particolare, nella Doggerbank seep area, le maree calanti fanno il loro dovere, stimolando l’attività microbica. Tuttavia, durante l’autunno, la miscelazione delle acque può ridurre questa attività, portando a un incremento delle emissioni atmosferiche rispetto all’estate. E non dimentichiamo Svalbard, dove le comunità microbiche più diverse si trovano vicino al fondale marino, ma anche lì le correnti oceaniche possono limitare l’efficacia della degradazione del metano. Un aspetto davvero interessante è l’adattabilità di questi microrganismi.

Tim de Groot, uno dei ricercatori, ha sottolineato che, come in qualsiasi contesto naturale, un gruppo di organismi può prendere il posto di un altro “simile”, sia per habitat e sia per quanto riguarda il trofismo, ma in questo caso la situazione non sembra cambiare. Questo significa che, anche se il nostro clima sta cambiando, ci sono sempre microrganismi pronti a mantenere attivo il “filtro naturale del metano”. Le aree costiere, pur coprendo solo una piccola parte degli oceani, sono responsabili di emissioni significative di metano. Con il cambiamento climatico che continua a rimodellare questi ecosistemi, è urgente comprendere come possiamo affrontare questa sfida. 

Mattia Paparo

Recent Posts

In questa immagine sembra tutto normale | Ma in realtà c’è un errore di logica: chi lo trova può fare il detective

Un test visivo lascia senza parole. Sei in grado di scoprire qual è l'errore nascosto?…

4 ore ago

Oroscopo, per questo segno cambia la musica | Arrivano i soldi che aspetta da mesi: scopri subito se si tratta del tuo

Un segno zodiacale si prepara a cambiare rotta: dopo mesi di attese, arrivano finalmente notizie…

7 ore ago

Alluvione Emilia-Romagna 2023: il ruolo decisivo degli Appennini secondo uno studio italiano

L’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna nel maggio 2023 è stata uno degli eventi meteorologici più…

8 ore ago

Corrado Tedeschi, dall’addio alla Rai al bruttissimo male | Ecco che fine ha fatto: commozione a non finire

Un volto amato della televisione italiana, improvvisamente scomparso dagli schermi: dietro il silenzio, una storia…

9 ore ago

Frigorifero, fai sparire tutte le calamite | “Pericolo gravissimo”: non aspettare che sia troppo tardi

Un'abitudine comune e affettuosa potrebbe nascondere un rischio imprevisto: ecco cosa sapere prima di decorare…

11 ore ago

Stanno assumendo a più non posso: Poste Italiane dà la “caccia” a nuovi dipendenti | Posizioni aperte da nord a sud

Poste Italiane apre le porte a nuovi ingressi: opportunità lavorative in tutta Italia per profili…

14 ore ago