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Quando la storia incontra la pubblicità: Erik il Rosso e il mito della Groenlandia verde

Curiosi di conoscere il primo caso di “greenwashing” della storia? Ebbene tutto trova luogo nelle ragioni dietro al nome “Groenlandia”…

Nel 982, la leggenda vuole che Erik il Rosso, un audace vichingo, decidesse di battezzare una terra lontana e gelida “Groenlandia”, che significa “terra verde”. Anche se oggi il termine “greenwashing” è comunemente usato per descrivere strategie di marketing false che presentano un prodotto come più sostenibile rispetto alla realtà, questo evento storico può essere considerato il primo esempio di questa tendenza.

Avete capito bene: Erik il Rosso trasformò un’isola dominata dai ghiacci in una “terra verde” attraverso un’abile strategia di marketing, persuadendo i Vichinghi a colonizzare la Groenlandia e dando origine a una delle narrazioni più affascinanti della storia nordica!

Un nome apparentemente ingannevole, considerando che l’80% della Groenlandia è rivestito da una spessa calotta di ghiaccio. Meraviglioso potere dell’ironia, non trovate?

Tuttavia, è importante notare che Erik il Rosso non creò completamente questa narrazione: alcune zone della Groenlandia erano effettivamente verdi e adatte all’allevamento.

Il nome indigeno della Groenlandia: Kalaallit Nunaat

Gli attuali abitanti della Groenlandia si riferiscono alla propria terra con il termine Kalaallit Nunaat, che in lingua inuit significa “terra dei Kalaallit”. Tale espressione inizialmente identificava gli Inuit della parte occidentale dell’isola, ma oggi viene utilizzata per designare l’intera popolazione groenlandese. Tuttavia, a livello globale, l’isola è conosciuta come Groenlandia, un’eredità della colonizzazione vichinga. Durante il Medioevo, quando in Europa si menzionavano i “Groenlandesi”, si faceva riferimento ai Vichinghi che si erano insediati lungo le sue coste meridionali.

Secondo le saghe islandesi ed un’affascinante approfondimento dell’Osservatorio Artico, Erik il Rosso nacque in Norvegia, ma si trasferì in Islanda con la propria famiglia a seguito dell’esilio del padre. Anch’egli, a causa di controversie e omicidi, fu bandito dall’Islanda per un periodo di tre anni. Durante questa fase, decise di esplorare una terra misteriosa situata a ovest, di cui era stato informato da un parente. Nel 982, salpò con la sua famiglia e alcuni animali, raggiungendo la punta meridionale della Groenlandia e insediandosi nelle attuali aree di Narsaq e Qassiarsuk. Il resto è praticamente storia.

Erik il Rosso denominò l’isola Groenlandia per attirare un maggior numero di coloni (canva.com) – www.energycue.it

La realtà sottesa al nome Groenlandia

Erik il Rosso denominò l’isola “Groenlandia” per attirare un maggior numero di coloni, consapevole che un nome positivo avrebbe reso la destinazione più attraente. La sua strategia si rivelò efficace: circa 25 navi, con a bordo circa 400 persone, partirono per questa “terra verde”.

Tuttavia, l’operazione di Erik non si rivelò del tutto ingannevole. Durante l’optimum climatico medievale, che si estende dal X al XIII secolo, le temperature erano più elevate e le regioni meridionali della Groenlandia presentavano pascoli idonei all’allevamento. Per circa quattro secoli, le colonie vichinghe prosperarono; tuttavia, il progressivo raffreddamento climatico, noto come Piccola Era Glaciale, unito all’isolamento geografico, portò al declino della popolazione vichinga. Gli Inuit, invece, più adattabili, continuarono a vivere sull’isola. La storia della Groenlandia illustra come un nome possa influenzare la percezione di un territorio e motivare intere generazioni. Erik il Rosso riuscì a combinare astuzia e verità.

Serena Mancusi

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