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Terra: in alcuni periodi non è esistito il ghiaccio ai poli, una situazione tutt’altro che rara

Il nostro pianeta è caratterizzato dalla presenza di ghiaccio nelle zone dei poli, eppure la situazione non è sempre stata così.

Il nostro pianeta lo conosciamo anche attraverso semplici colori: l’azzurro per il mare, il marrone e verde per i lembi di terra e il bianco (anche se non è proprio un colore) ai ghiacci presenti ai poli.

Eppure, ci sono stati momenti in cui i ghiacci non erano proprio presenti ai poli, ed una situazione del genere quasi non riusciamo ad immaginarcela. È una questione affascinante, e uno studio pubblicato dalla University of Leeds su Science Advances ha cercato di fare luce su questo mistero.

Gli scienziati si sono messi a indagare perché, per gran parte della sua storia, il nostro pianeta abbia vissuto in uno stato di “greenhouse”, senza ghiaccio ai poli. E, cosa ancora più intrigante, perché l’attuale situazione con le calotte glaciali sia così rara.

L’obiettivo principale di questo studio è capire quali processi combinati abbiano portato alla formazione delle calotte glaciali. È un po’ come cercare di risolvere un puzzle complesso, dove ogni pezzo rappresenta un fattore che ha influenzato il clima terrestre nel corso dei millenni.

I risultati di questo studio non solo aiutano a chiarire il dibattito scientifico sui periodi freddi della Terra, ma evidenziano anche che la regolazione naturale del clima tende a favorire un mondo caldo e ad alta CO2. La nostra attuale situazione, con calotte glaciali, è un’eccezione. Ecco perché è fondamentale preservare questo stato riducendo le emissioni: un eccessivo “riscaldamento” potrebbe rendere difficile il ritorno a condizioni più fredde.

Le basi dello studio

Negli anni, sono state avanzate diverse ipotesi per spiegare i periodi freddi della storia della Terra. Alcuni scienziati hanno parlato di una diminuzione delle emissioni di CO2 dai vulcani, altri hanno suggerito che le foreste stessero stoccando più carbonio, e ci sono anche teorie che coinvolgono reazioni chimiche tra il CO2 e particolari tipi di rocce. Ma, come si è scoperto, nessuno di questi processi isolati è sufficiente a spiegare il raffreddamento globale.

Per affrontare questa questione, i ricercatori hanno sviluppato il primo modello 3D a lungo termine della Terra, chiamato “Earth Evolution Model”. Grazie ai recenti progressi nella potenza di calcolo, sono riusciti a integrare simultaneamente più processi di raffreddamento in un modello computazionale avanzato. Hanno analizzato tutto, dai processi di degassing all’erosione, fino all’interazione tra geologia e clima, per simulare l’evoluzione climatica nel tempo.

Illustrazione di un’eruzione vulcanica (Pexels FOTO) – www.energycue.it

I risultati dello studio

I risultati sono stati sorprendenti! La Terra attuale, con le sue calotte glaciali, è il risultato di una combinazione fortunata di processi, piuttosto che di un singolo meccanismo. Per esempio, per formare le calotte glaciali sono necessarie condizioni specifiche: tassi di vulcanismo globale bassi, continenti ben distribuiti e montagne alte che favoriscono abbondanti precipitazioni. Queste piogge, a loro volta, amplificano le reazioni chimiche che rimuovono il CO2 dall’atmosfera.

È interessante notare che il clima con calotte glaciali è un evento raro nella storia della Terra, che tende a mantenere uno stato caldo e con alti livelli di CO2. Questa combinazione ha anche contribuito a evitare glaciazioni estreme, come quelle che vengono chiamate “snowball Earth”, che avrebbero potuto mettere a rischio la vita sul pianeta.

Mattia Paparo

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