Piattaforme petrolifere, come stanno in mare (Pixabay Foto) - www.energycue.it
Le piattaforme offshore sono strutture progettate per operare in mare aperto, resistendo alle onde, alle correnti e alle condizioni atmosferiche avverse.
Per rimanere stabili, sfruttano diversi principi di ingegneria, tra cui ancoraggi al fondale, sistemi di galleggiamento e dispositivi di posizionamento attivo. La loro progettazione varia in base alla profondità dell’acqua e al tipo di attività che devono svolgere, come l’estrazione di petrolio e gas o la produzione di energia rinnovabile.
Le piattaforme fisse sono tra le più comuni e vengono impiegate in acque relativamente poco profonde, fino a circa 500 metri. Sono costruite con strutture in acciaio o cemento armato che poggiano direttamente sul fondale marino, garantendo stabilità grazie alla loro massa e alle fondamenta profonde. Queste strutture sono particolarmente resistenti ma diventano impraticabili con l’aumentare della profondità.
Un’altra tipologia diffusa è quella delle piattaforme a gravità, che utilizzano il proprio peso per rimanere ferme sul fondale. Realizzate in cemento armato, sono riempite con materiali pesanti come sabbia o acqua per aumentarne la stabilità. Sono utilizzate in acque medio-profonde e offrono il vantaggio di non necessitare di ancoraggi aggiuntivi.
Le piattaforme semi-sommergibili sono progettate per operare in acque profonde e ultra-profonde. Fluttuano grazie a enormi pontoni sommersi che forniscono galleggiabilità e stabilità, mentre vengono ancorate al fondale con cavi e catene. La loro struttura consente di ridurre l’impatto delle onde, rendendole ideali per ambienti marini estremi.
Le piattaforme TLP (Tension-Leg Platform) utilizzano un sistema di cavi tesi ancorati al fondale, che impedisce movimenti verticali e garantisce maggiore stabilità. Questa tecnologia permette loro di operare in acque molto profonde, superando i 1.000 metri. La tensione costante nei cavi le rende meno soggette alle oscillazioni causate dalle onde.
Un’altra soluzione per le profondità elevate sono le torri a spar, strutture cilindriche con una parte immersa molto profonda che ne aumenta la stabilità. Grazie alla loro forma, queste piattaforme riescono a resistere alle correnti e alle onde, riducendo i movimenti indesiderati. Sono utilizzate soprattutto per estrazioni in mari molto profondi, come nel Golfo del Messico.
Le piattaforme FPSO (Floating Production Storage and Offloading) sono navi specializzate che funzionano come unità galleggianti per estrarre, immagazzinare e trasferire petrolio e gas. Sono ancorate con sistemi flessibili e possono ruotare per adattarsi alle condizioni del mare. Questo le rende ideali per giacimenti in zone remote o difficili da raggiungere con condutture sottomarine.
Infine, molte piattaforme moderne sono dotate di sistemi di posizionamento dinamico, che utilizzano computer e propulsori per mantenere la piattaforma nella posizione corretta senza bisogno di ancoraggi fissi. Questi sistemi permettono di operare anche in acque estremamente profonde e in condizioni ambientali difficili, garantendo sicurezza ed efficienza operativa.
Quando il corpo si trasforma in una fabbrica di alcol: ecco cosa dire ai controlli…
Un ritorno dal passato che sembrava impossibile: la natura si riscrive tra stupore, emozione e…
Negli ultimi mesi, l'idea di una nuova emergenza sanitaria ha cominciato a serpeggiare di nuovo…
L'amore è finito per sempre? Basta osservare bene: ci sono segnali che è davvero impossibile…
Il microonde è un ottimo alleato, ma se continui ad usarlo potrebbe essere pericoloso, soprattutto…
In risposta alle notizie circolate nelle ultime ore riguardanti un'analisi condotta dalla rivista svizzera Bon…