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Cambiamento climatico: aumentano le precipitazioni brevi e le inondazioni

Il cambiamento climatico continua a mietere vittime e a creare disagi a livello mondiale, soprattutto per via dell’aumento di eventi estremi.

Quando si parla di cambiamento climatico, si pensa subito alle temperature che aumentano, ai ghiacciai che si sciolgono, e alle spiagge che scompaiono. Ma c’è un’altra faccenda che inizia a farsi sentire sempre di più: la pioggia. E no, non solo “piove di più”. Il discorso è parecchio più sfaccettato. Un nuovo studio ci racconta che per capire davvero come il clima che cambia influenza piogge e alluvioni, dobbiamo distinguere tra piogge brevi e intense (quelle che durano magari solo un’ora) e piogge più lunghe, che vanno avanti anche per giorni.

E qui viene il bello: il cambiamento climatico agisce in modo diverso su questi due tipi di eventi. In pratica, non basta guardare se piove più o meno, bisogna osservare come e quanto in fretta arriva quella pioggia. Un team di ricercatori austriaci ha analizzato oltre un secolo di dati raccolti in Austria (che, beati loro, hanno archivi meteo tra i più precisi al mondo) e ha scoperto qualcosa di molto interessante.

Per gli eventi brevi, quelli che durano poche ore, l’aumento della temperatura dovuto al riscaldamento globale ha un impatto diretto e deciso. Quei temporali estivi improvvisi che sembrano secchiate dal cielo? Sempre più frequenti. Ma quando invece si parla di piogge che durano giorni, la faccenda si complica. Lì entrano in gioco altri fattori, come i famosi fenomeni globali tipo El Niño, che dipendono dall’oceano e dalla sua temperatura.

Insomma, non tutte le piogge sono uguali, e non tutte le alluvioni si comportano nello stesso modo. Se vogliamo davvero capire quali zone rischiano di più e quando, dobbiamo iniziare a guardare il quadro con una lente un po’ più precisa.

Piogge brevi, problemi intensi

Allora, partiamo dai temporali rapidi. Quei fenomeni brevi ma intensi — che durano qualche ora al massimo — sono quelli che stanno crescendo più in fretta. Secondo lo studio, negli ultimi 30-40 anni questi eventi sono aumentati di circa il 15%. Non poco, eh. E la cosa interessante è che l’aumento è stato osservato sia a nord che a sud delle Alpi. Il che vuol dire che non si tratta di un effetto legato solo al tipo di clima locale, ma piuttosto di un fenomeno legato all’aumento globale delle temperature. Ma come funziona questa cosa? Semplice (più o meno): l’aria calda trattiene più umidità. Più umidità = più pioggia potenziale.

Aggiungiamoci che il riscaldamento al suolo rende l’aria più “attiva” (cioè si solleva più in fretta), e il risultato è che l’umidità si condensa più rapidamente… e scarica tutta insieme, spesso con violenza. Tipo i temporali estivi che arrivano all’improvviso e fanno danni in pochi minuti. Questo tipo di pioggia è pericolosa perché può mandare in tilt i piccoli fiumi e i torrenti, che non hanno il tempo di smaltire l’acqua. Quindi, chi vive vicino a questi corsi d’acqua deve aspettarsi un rischio maggiore di alluvioni lampo. Quelle improvvise, che arrivano e ti lasciano giusto il tempo di prendere lo zaino e scappare.

Illustrazione di un’inondazione (Pexels FOTO) – www.energycue.it

Le piogge lente raccontano un’altra storia

Passiamo ora alle piogge che durano giorni. Qui, il discorso cambia. Non è tanto la temperatura a determinare quanto piove, ma piuttosto i grandi movimenti dell’atmosfera. I cosiddetti “pattern circolatori”, come El Niño per esempio. Ecco perché, in alcune zone del Mediterraneo, come parti della Spagna o della Grecia, i periodi piovosi lunghi potrebbero perfino diminuire in futuro.

Questo significa che anche il rischio di alluvioni cambia da zona a zona. Nei bacini piccoli (quelli dei fiumi minori, per intenderci), il problema principale sono le piogge brevi e violente. Invece, nei grandi bacini fluviali, tipo quello del Danubio, l’effetto più evidente arriva dalle piogge prolungate. E queste, a quanto pare, stanno cambiando in modo meno lineare.

Mattia Paparo

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