UFFICIALE, è nata la tassa sull’aria | Purtroppo non è uno scherzo: 20€ a testa soltanto per respirare

Tassa sul respiro (Canva foto) - www.energycue.it
Ora è ufficiale: arriva una nuova tassa che nessuno può evitare, 20 euro a persona solo per ciò che fino a ieri era gratis.
Le tasse fanno parte della nostra quotidianità più di quanto ci piaccia ammettere. Si applicano a ciò che compriamo, a quello che guadagniamo, alle proprietà che possediamo e persino al nostro tempo libero. Con il passare degli anni, l’ingegno fiscale si è spinto ben oltre l’immaginabile, toccando ambiti che un tempo sembravano intoccabili.
C’è una soglia psicologica che separa il necessario dal paradossale. Pagare per una casa, per l’acqua, per l’energia è accettato, seppure malvolentieri. Ma quando le imposte iniziano a colpire beni considerati universali e intoccabili il malumore collettivo si trasforma in incredulità.
L’idea che certi elementi fondamentali della vita possano essere soggetti a tariffazione solleva interrogativi profondi. È possibile mettere un prezzo a ciò che è di tutti? E soprattutto, con quale logica si giustificano certe imposizioni?
Spesso la risposta viene mascherata dietro motivazioni ambientali o di sicurezza, ma il confine con l’assurdo è sottile. L’insofferenza cresce ogni volta che la burocrazia inventa nuove forme di esazione, trasformando l’ordinario in occasione di guadagno.
Pagare per respirare: sembra satira, ma è già successo davvero
Non si tratta di un’esagerazione giornalistica né di uno scherzo fuori stagione. A Caracas, in Venezuela, i passeggeri dell’aeroporto internazionale di Maiquetia devono versare una tassa di circa 20 euro a persona solo per il fatto di respirare. L’importo serve a coprire le spese di un sistema di filtraggio dell’aria installato all’interno dello scalo, introdotto ufficialmente nel 2014.
La giustificazione? Il sistema assicura un ambiente sanificato per tutti i viaggiatori. Il ticket viene automaticamente incluso tra le imposte aeroportuali, senza possibilità di esclusione. Chi passa da lì, paga. E se l’idea può far sorridere, per molti si è già trasformata in una voce concreta di spesa durante il viaggio.
Il precedente che fa discutere e fa temere nuovi scenari
Il caso venezuelano, pur essendo unico nel suo genere, ha acceso un dibattito più ampio su quanto sia ancora “libero” ciò che diamo per scontato. Cosa accadrebbe se altri Paesi adottassero misure simili per finanziare tecnologie ambientali o strutture pubbliche? Il principio è stato ormai introdotto, e la possibilità che venga replicato altrove non appare così remota.
Intanto, chi viaggia attraverso Caracas deve aggiungere 127 bolivar al proprio budget. Una cifra simbolica per alcuni, ma significativa nel contesto attuale. Il messaggio è chiaro: anche l’aria, se regolamentata, può diventare un bene a pagamento. E una volta tracciata la linea, tornare indietro diventa sempre più difficile.