Tari, se non la paghi da anni c’è una buona notizia | La prescrizione è stata approvata: al comune non gli devi più un centesimo

Si può prescrivere (depositphotos.com) -www.energycue.it
La tassa sui rifiuti ha un periodo di prescrizione stabilito dalla normativa vigente: vediamo cosa accade.
Ci sono scadenze che spesso passano inosservate, bollette che rimangono dimenticate tra le carte e notifiche che giungono dopo anni, ormai dimenticate.
Questo accade a molti contribuenti in Italia con la tassa comunale sui rifiuti, che frequentemente viene comunicata in modo tardivo o errato, causando confusione e controversie.
Tuttavia, comprendere le normative sulla prescrizione e i diritti dei cittadini può cambiare una richiesta di pagamento in una situazione completamente diversa, portando a risultati inaspettati ma legittimi.
Non si tratta di eludere il pagamento, ma di tutelarsi, specialmente quando l’amministrazione pubblica commette errori nei tempi di comunicazione e si rischia, come spesso accade, di pagarne lo scotto.
Pagamento a scadenza
La Tari, abbreviazione di Tassa Rifiuti, deve essere pagata da chi possiede o utilizza spazi che possono generare rifiuti, come case, negozi o uffici. La tassa serve a coprire le spese per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani. Tuttavia, il Comune non può chiedere il pagamento senza limiti di tempo: la legge stabilisce una scadenza massima di cinque anni. Trascorso questo termine, ogni richiesta è considerata prescritta e quindi non più esigibile. Anche la Corte di Cassazione ha ribadito che, in assenza di atti interruttivi, il termine di prescrizione non può superare i cinque anni, indipendentemente dalle affermazioni degli enti locali.
Un esempio lo riporta Vulture News: se un contribuente doveva pagare la Tari per il 2018 entro il 31 dicembre di quell’anno, il Comune aveva tempo fino al 31 dicembre 2023 per inviare la richiesta di pagamento. Se, però, la comunicazione è stata inviata nel luglio 2024, la richiesta è scaduta. In tali situazioni, è possibile presentare un reclamo in autotutela al Comune, un processo gratuito e non legale per richiedere l’annullamento di comunicazioni errate o tardive. Il reclamo deve essere motivato e accompagnato da documenti come ricevute di pagamento, contratti d’affitto o certificati di residenza.
Ulteriori esenzioni
La Tari può non essere dovuta se ci sono immobili vuoti, inabitabili o privi di utenze attive. Alcuni Comuni prevedono esenzioni automatiche per le proprietà disabitate, purché siano privi di mobili e allacci alle reti di acqua, luce o gas. È quindi fondamentale monitorare la propria situazione tributaria, consultabile presso l’Ufficio Tributi del Comune o accedendo al proprio cassetto fiscale sul sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Come sottolineato anche da Vulture News, conoscere i propri diritti in relazione alla Tari può prevenire spiacevoli sorprese, consentire di far valere il diritto alla prescrizione o correggere errori senza dover ricorrere a un giudice. Non si tratta di eludere i propri doveri, ma di esercitare consapevolmente i diritti che la legge garantisce.