Naspi, preparati a salutarla per sempre | Senza questo requisito da oggi te la scordi: per l’Italia è la fine di un’era

Addio Naspi disoccupazione illustrazione (Canva foto) - www.energycue.it
Naspi, l’addio è vicino: cambiano le regole e non tutti la riceveranno più, adesso se non si ha questo requisito è tutto bloccato.
C’è chi la considerava un’ancora di salvezza, chi ne ha beneficiato in momenti difficili e chi ha provato, invece, a sfruttarne ogni spiraglio normativo.
La Naspi, l’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS, è stata negli ultimi anni al centro di un acceso dibattito, tanto per le sue finalità quanto per i presunti abusi che, in alcuni casi, ne hanno minato l’equilibrio.
Dietro le cifre e le statistiche sul lavoro, si nascondono spesso strategie poco trasparenti messe in atto da alcuni lavoratori e imprese, che hanno approfittato di regole troppo generose o poco chiare.
Il caso più frequente? Le dimissioni da un posto fisso seguite da un’assunzione “di comodo”, con licenziamento immediato e accesso all’assegno Naspi.
L’INPS mette un freno alla Naspi: cosa sta cambiando
Questa dinamica ha attirato l’attenzione dell’INPS, che ha deciso di mettere un punto fermo. Il risultato è una stretta sui requisiti che rischia di cambiare in modo radicale il rapporto tra i lavoratori e il sistema di tutela della disoccupazione. Una stretta che, per molti, equivale a un addio alla Naspi così com’è sempre stata conosciuta.
Il nuovo quadro normativo, entrato in vigore con l’inizio del 2025, cambia le carte in tavola. E anche se alcune eccezioni restano valide, non basterà più una semplice perdita del lavoro per accedere al sussidio. L’obiettivo è uno solo: prevenire gli abusi e assicurare che l’indennità arrivi davvero a chi ne ha diritto.
Le nuove condizioni poste dall’INPS
Come specificato dall’INPS, per ottenere la Naspi dopo una cessazione involontaria del rapporto di lavoro, è ora necessario che il lavoratore abbia maturato almeno 13 settimane di contributi nell’ultimo impiego, a condizione che le dimissioni precedenti (o la risoluzione consensuale) siano avvenute nei 12 mesi che precedono il licenziamento. Questa regola entra in vigore per tutti gli eventi successivi al 1° gennaio 2025.
Alcune situazioni continuano tuttavia a fare eccezione. Come riporta Affari Italiani, la stretta non riguarda le dimissioni per giusta causa o quelle presentate in periodo di maternità o paternità. Anche la risoluzione consensuale per il rifiuto di un trasferimento oltre i 50 chilometri, o difficilmente raggiungibile in meno di 80 minuti, permette ancora l’accesso alla Naspi. Le settimane considerate valide restano quelle retribuite, i contributi figurativi per maternità, malattia dei figli e i periodi di lavoro all’estero.