Antidolorifici, non assumere mai più questo | Ti uccide in maniera silenziosa: in Italia è il più utilizzato

Illustrazione di antidolorifici (Canva FOTO) - energycue.it
Alcuni sono molto efficaci, altri un po’ meno. A lunga andare può fare davvero male se non presti attenzione.
Gli antidolorifici sono farmaci utilizzati per ridurre o eliminare il dolore, e rappresentano uno degli strumenti più comuni nella medicina moderna. Possono essere usati per mal di testa, dolori muscolari, infiammazioni, traumi e molte altre condizioni.
Si dividono principalmente in due categorie: i FANS (come ibuprofene e aspirina), che combattono anche l’infiammazione, e i paracetamolo, che agisce sul dolore e sulla febbre ma non ha effetti antinfiammatori. Esistono poi gli oppiacei, come la morfina, utilizzati in casi più gravi o cronici.
Pur essendo molto efficaci, gli antidolorifici non sono privi di rischi. Un uso scorretto può causare effetti collaterali, come disturbi gastrici, danni al fegato o dipendenza, soprattutto nel caso degli oppiacei. Per questo è fondamentale rispettare dosi e tempi indicati dal medico o dal foglietto illustrativo.
L’automedicazione con antidolorifici è molto diffusa, ma va affrontata con cautela. Non sempre “togliere il sintomo” equivale a risolvere il problema. In caso di dolore persistente, è sempre meglio capire la causa prima di cercare solo sollievo.
Quello che si prende senza pensarci troppo
Chi non ha mai preso un antidolorifico per mal di testa o per i dolori muscolari? L’ibuprofene, in particolare, è uno dei farmaci da banco più utilizzati: funziona, è veloce e sembra innocuo. Però, come spesso accade con quello che pare “sicuro”, c’è un lato meno conosciuto. I FANS, cioè gli antinfiammatori non steroidei, tra cui ibuprofene e naprossene, possono dare problemi, soprattutto se usati con troppa disinvoltura.
Come riportato dal Fatto Quotidiano, Il dottor Zain Hasan, anestesista in California, ha lanciato un monito piuttosto serio: l’uso prolungato o in dosi alte di questi farmaci può aumentare il rischio di infarti e ictus anche del 50% o più, specialmente in soggetti con problemi di cuore o pressione alta. Non è solo un’opinione isolata. La stessa FDA americana ha inserito l’avvertenza nei foglietti illustrativi: non si tratta di terrorismo sanitario, ma di dati clinici documentati (Il Fatto Quotidiano, 2025).
Cosa succede nel corpo
Ma perché accade questo? Il professor Antonio Rebuzzi, cardiologo del Policlinico Gemelli, lo spiega in parole semplici: i FANS, tra le altre cose, interferiscono con alcuni meccanismi di regolazione dei reni. In pratica, bloccano enzimi come la ciclo-ossigenasi e questo può causare ritenzione idrica e aumento della pressione arteriosa.
Se usato una volta ogni tanto, non c’è da allarmarsi. Il problema nasce quando l’ibuprofene diventa un’abitudine. Per i dolori ricorrenti o cronici, l’esperto suggerisce di consultare il medico, che può consigliare strategie diverse: monitorare la pressione, usare farmaci più adatti, oppure, in certi casi, affiancare un diuretico o un protettore gastrico per evitare guai peggiori (Il Fatto Quotidiano).