Alberi in città (Depositphotos foto) - www.energycue.it
Le città non dormono mai: luci artificiali e calore urbano modificano il ciclo vitale delle piante, prolungando la stagione vegetativa.
Chi vive in città ormai ci ha fatto l’abitudine: la notte non è mai davvero buia. Le luci dei lampioni, delle insegne, dei palazzi… tutto resta acceso. Ma questa luce continua, quasi innaturale, non disturba solo chi cerca di dormire con la finestra aperta. Influenza anche le piante. E no, non è solo una questione estetica.
Con il ritmo forsennato dell’urbanizzazione, le città sono diventate più calde. L’asfalto e i palazzi intrappolano il calore durante il giorno e lo rilasciano lentamente, anche di notte. Il risultato è che le aree urbane sono più calde rispetto alle campagne circostanti, sia di giorno che al calar del sole. Ma c’è anche un altro ingrediente nel mix: la luce artificiale, che negli ultimi dieci anni è aumentata nelle città tra il 6% e il 10% ogni anno.
Ora, luce e temperatura sono i due principali “interruttori” che regolano le stagioni delle piante. Se si altera uno di questi — o entrambi — cambia tutto: fioriture anticipate, foglie che restano più a lungo, cicli vegetativi sballati.
Finora, però, non c’erano molte ricerche che analizzassero insieme questi effetti, su scala ampia. La curiosità era lecita: quanto incide davvero vivere sotto troppa luce e troppo calore? E le piante, in città, seguono ancora i ritmi naturali o si stanno adattando a una nuova “stagione urbana”?
Una ricerca riportata da IGB Berlin e condotta da Lin Meng con un team internazionale ha analizzato immagini satellitari di 428 città tra il 2014 e il 2020. Si parla di città come Parigi, Berlino, Toronto, Pechino, New York… mica paesini. E da questi dati emerge una cosa chiara: più ci si avvicina al centro urbano, più la luce artificiale aumenta. In maniera quasi esponenziale.
E questo ha effetti ben precisi: nelle città, le stagioni delle piante si allungano di quasi tre settimane rispetto alle campagne. In media, germogliano circa 12 giorni prima e perdono le foglie 11 giorni dopo. Insomma, le piante vivono una primavera anticipata e un autunno ritardato. Curiosamente, le differenze si notano anche tra continenti: in Europa la stagione comincia prima, poi viene l’Asia, e infine il Nord America — nonostante lì le città siano molto più illuminate. Ci sono probabilmente di mezzo anche differenze climatiche e di vegetazione, ma su questo, gli studiosi stessi dicono che c’è ancora da capire bene.
Ecco il punto forse più sorprendente: tra caldo e luce, è la luce a influenzare di più i cicli delle piante. Questo perché, secondo i ricercatori, la luce di notte manda segnali errati alle piante, che “credono” di trovarsi in giornate più lunghe e stagioni più miti di quanto non siano davvero. E c’è di peggio: con la sostituzione massiccia dei lampioni con luci LED — sì, proprio quelli super efficienti — l’intensità luminosa rischia di aumentare ancora di più.
La soluzione non è spegnere tutto (non vivremmo certo meglio al buio), ma correggere l’orientamento, l’intensità e i colori della luce. Piccoli aggiustamenti, dicono gli esperti, possono ridurre moltissimo il problema. E infatti, i risultati di questa ricerca stanno già influenzando la stesura di una nuova legge per limitare gli effetti negativi di questo tipo di inquinamento. Anche perché non riguarda solo le piante, ma anche gli animali. E pure noi.
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