Reddito di Cittadinanza, brutta notizia per chi ne ha usufruito | Dovrà restituire tutte le mensilità: INPS non ammette repliche

Illustrazione di una somma di denaro (Canva FOTO) - energycue.it
Purtroppo questa è una brutta notizia, ed è legata al Reddito di Cittadinanza. Chi ne ha usufruito, dovrà restituire le mensilità.
Il reddito di cittadinanza è stato un sostegno economico introdotto in Italia nel 2019, pensato per aiutare chi si trova in difficoltà economica e favorire il reinserimento nel mondo del lavoro.
Non si trattava solo di un aiuto in denaro: prevedeva anche un percorso di formazione e ricerca attiva dell’impiego, con l’obbligo di accettare offerte lavorative congrue.
Il beneficio veniva erogato mensilmente tramite una carta prepagata, e l’importo variava in base al reddito familiare, al patrimonio e alla composizione del nucleo.
Nel 2024 è stato sostituito da nuove misure come l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro, segnando una svolta nella gestione delle politiche sociali in Italia.
Una situazione particolare
In tempi in cui ogni euro conta, ci sono ancora persone che cercano scorciatoie, anche a rischio di incappare in seri guai legali. E quando si parla di contributi pubblici, come il reddito di cittadinanza, le autorità non stanno certo a guardare. Negli ultimi anni i controlli si sono fatti più rigidi, proprio per evitare che aiuti pensati per chi ne ha davvero bisogno finiscano nelle mani sbagliate.
Come ricordato da Il Resto del Carlino, quello che è successo a un uomo che aveva dichiarato di vivere a Pesaro, in una casa in Strada della Vallugola, ma che in realtà risiedeva a Brindisi. Una residenza solo sulla carta, utile giusto per incassare il sussidio. Ma l’INPS non ci è cascata. Dopo alcune verifiche, ha scoperto la truffa e ha portato la questione in tribunale. E il finale, come si può immaginare, non è stato a lieto fine.
Cos’è successo?
Come riportato da Il Resto del Carlino, il tribunale civile di Pesaro ha dato piena ragione all’INPS: l’uomo è stato condannato a restituire 12.652 euro, la cifra percepita indebitamente tra il 2020 e il 2022, a cui si aggiungono interessi e spese legali. A prendere la decisione è stato il giudice del lavoro Gianfranco Tamburini, che ha respinto il ricorso dell’imputato e ha definito come pienamente fondata la richiesta dell’ente previdenziale.
Il punto centrale era la falsa residenza, usata per simulare i requisiti territoriali previsti dalla legge sul reddito di cittadinanza. Un episodio come questo non è solo una storia isolata, ma anche un campanello d’allarme. Le cosiddette “residenze fantasma” vengono usate in modo strategico per rientrare nei parametri richiesti, ma si tratta di un azzardo che può costare caro. In questo caso, più di dodicimila euro.