STOP ELETTRODOMESTICI – Vietato venderli in Italia, 12mila euro di multa se ti beccano così: c’è una legge di 70 anni fa

Venditrice di elettrodomestici (Depositphotos foto) - www.energycue.it
In Italia chi vende in queste condizioni non la passa liscia: una norma del 1957, ancora in vigore, prevede sanzioni pesanti.
Oggi come oggi, trovare un equilibrio tra lavoro e tranquillità economica è quasi un’impresa. Gli stipendi non sempre bastano, i prezzi continuano a salire, e in molti si arrangiano come possono. Qualcuno prende un secondo lavoro, altri si buttano su attività parallele che danno un’entrata extra.
Una strategia che sembra tutto sommato innocente. Anzi, necessaria. Il problema è che, a volte, quello che sembra una “soluzione” può trasformarsi in un pasticcio. Eh sì, perché esistono delle regole — e neanche tanto recenti — che vietano certi comportamenti.
Solo che nessuno te lo dice, o magari lo sai ma pensi: “Tanto chi se ne accorge?”. E invece… Ci sono leggi che sembrano dimenticate, vecchie, impolverate. Però sono ancora lì, valide, pronte a saltar fuori al momento giusto. Regole rigide, che però sono ancora applicate alla lettera.
E così capita che qualcuno si ritrovi nei guai senza rendersene conto. Magari pensava solo di arrotondare, di tirare avanti meglio. Ma no, la legge non guarda le intenzioni. Se c’è violazione, parte l’indagine. E a quel punto… la situazione può diventare parecchio complicata.
Una legge dimenticata… che colpisce ancora
Come riporta Leggo, è quello che è successo a una donna di 52 anni che lavorava part-time per l’Asst Nord Milano. Aveva un incarico pubblico come coadiutore amministrativo, ma nel frattempo cercava di sbarcare il lunario con altre due attività: nel 2017 vendeva Bimby porta a porta, e dal 2018 al 2022 promuoveva integratori Juice Plus+ online.
Tutto sembrava andare bene, finché nel 2023 un dirigente medico ha segnalato la cosa. Da lì è partita un’indagine interna. Hanno trovato anche dei video dove lei pubblicizzava apertamente i prodotti. A quel punto, è stato avvisato pure il Dipartimento della funzione pubblica. E il resto è storia: la Corte dei Conti ha analizzato il caso e ha stabilito che la donna aveva violato il decreto del 1957 sul pubblico impiego. E da lì è iniziato il calvario.
Una sanzione salata e l’amarezza di una scelta
Il decreto stabilisce che i dipendenti statali non possono fare affari, vendere, né lavorare per privati, a meno di un’autorizzazione ufficiale. La donna, però, non aveva mai chiesto nulla. Per questo la Corte l’ha condannata a restituire 12.675,38 euro, cioè tutti gli stipendi che ha preso mentre svolgeva quelle attività non autorizzate.
È stata sospesa per quattro mesi nel 2023, e nel 2024 è arrivato il licenziamento. Aveva provato a costruirsi un po’ di serenità economica, ma le è costato caro. Aveva – come dire – sottovalutato una regola rimasta ferma lì dal ’57. E adesso deve fare i conti con una realtà ben diversa da quella che sperava.