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STOP CONCORSI PUBBLICI – Bloccate le assunzioni in tutta Italia, il Governo ha stravolto il mondo del lavoro | L’annuncio del Ministro

Illustrazione di un concorso pubblico (Canva FOTO) - energycue.it

Illustrazione di un concorso pubblico (Canva FOTO) - energycue.it

Purtroppo la situazione è complessa, sono stati bloccati i concorsi pubblici, e di conseguenza le assunzioni. Cosa sta succedendo?

I concorsi pubblici sono uno dei principali strumenti attraverso cui lo Stato e gli enti locali assumono nuovo personale. Servono a garantire trasparenza e meritocrazia, offrendo a tutti la possibilità di accedere a un impiego nella Pubblica Amministrazione, a parità di condizioni.

Per partecipare, è necessario leggere con attenzione il bando, il documento ufficiale che specifica quanti posti sono disponibili, quali sono i requisiti richiesti (come titoli di studio, cittadinanza o età), come inviare la domanda e quali prove bisogna affrontare. 

Il percorso di selezione può prevedere test a risposta multipla, prove scritte, orali o pratiche, a seconda del tipo di profilo cercato. In alcuni casi si valuta anche il punteggio derivante dai titoli posseduti o da eventuali esperienze pregresse.

Chi supera tutte le prove entra in una graduatoria, che può essere usata anche nei mesi successivi per eventuali assunzioni. È un sistema che premia chi si prepara con costanza e serietà, e che punta a rendere l’accesso al lavoro pubblico il più equo possibile.

Quando i concorsi si bloccano

Negli ultimi anni si è parlato tanto di semplificare la pubblica amministrazione, rendendola più efficiente, più “snella” come si dice spesso. Ma tra le pieghe delle riforme, a volte si insinuano scelte che fanno discutere. Una delle più recenti riguarda proprio l’accesso alla dirigenza pubblica. Con una nuova legge, infatti, come riportato da La Legge per Tutti, si apre la possibilità di diventare dirigente senza passare da un concorso pubblico.

La giustificazione ufficiale è chiara: si vuole premiare chi lavora bene, chi ha fatto esperienza sul campo, chi dimostra capacità reali. In teoria è anche condivisibile. Ma nella pratica, questa novità rischia di far scivolare il sistema verso una gestione opaca, dove il merito lascia spazio alla fiducia personale e ai giochi interni di squadra. I criteri di scelta diventano più soggettivi, meno verificabili, e il rischio è che la competenza venga superata dalla convenienza. 

Illustrazione di un concorso pubblico (Canva FOTO) - energycue.it
Illustrazione di un concorso pubblico (Canva FOTO) – energycue.it

Cosa succederà ora?

Come riportato da La Legge per Tutti, al posto del concorso il nuovo meccanismo prevede che le promozioni a dirigente siano valutate internamente, con il supporto di una commissione “esterna” composta da sette membri. Sulla carta sembra una garanzia, ma nella realtà la selezione di questi membri non è ben definita. Chi li nomina? Con quali criteri? Il rischio, secondo molti osservatori, è che si tratti solo di un paravento, e che le scelte restino nelle mani dei vertici. 

Un altro punto critico è il periodo di prova, che può durare fino a quattro anni. Sulla carta dovrebbe servire a valutare l’operato della persona prima di confermarla nella posizione. Ma chi decide se è stato “bravo”? Gli stessi dirigenti che lo hanno scelto. Di fatto, diventa un lungo periodo in cui bisogna convincere il proprio superiore.