CANI FUORI: spuntano cartelli fuori da molte attività ma SOLO in queste non possono davvero entrare per legge

Divieto ingresso ai cani (Canva foto) - www.energycue.it
Non sempre i cartelli con divieto ai cani sono legittimi: ecco cosa stabiliscono davvero le norme in Italia.
Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i cartelli che vietano l’ingresso ai cani fuori da negozi, bar e altri esercizi commerciali. Eppure, ciò che per molti è un divieto scontato, in realtà poggia spesso su basi molto fragili, e in certi casi risulta del tutto illegittimo.
In Italia, la presenza dei cani in luoghi pubblici o aperti al pubblico è diventata un tema molto discusso, specie durante la stagione estiva. Tra spiagge, parchi e locali, ogni realtà sembra seguire regole diverse, generando confusione tra i proprietari degli animali.
Nonostante il desiderio di garantire ordine e pulizia, la normativa non sempre giustifica le limitazioni imposte da certi esercenti. Anzi, in molti casi, la giurisprudenza tende a proteggere il diritto alla circolazione anche degli animali domestici.
Molti cittadini si chiedono dove sia legittimo portare il proprio cane e dove invece occorra rispettare regole più severe. Alcuni pensano che esista una legge nazionale chiara e valida ovunque, ma la realtà è molto più sfumata. Spesso, la decisione finale spetta a ordinanze comunali o regolamenti privati, e le eccezioni sono numerose. Perfino nei contesti più regolamentati, come i mezzi pubblici, le limitazioni non sono sempre assolute.
Quando il cartello non basta
Secondo quanto evidenziato da Money, in Italia non esiste una legge nazionale che vieta l’accesso dei cani nei luoghi pubblici. La disciplina è lasciata alle ordinanze locali, che possono imporre solo limiti ragionevoli e giustificati. La giurisprudenza ha infatti stabilito che divieti assoluti non motivati sono contrari al principio di libertà personale. Per questo motivo, molti cartelli apposti fuori da negozi o spazi aperti al pubblico non hanno valore legale, se non supportati da una norma o da specifici motivi igienico-sanitari.
Diverso è il discorso per i luoghi in cui si manipolano alimenti: qui interviene direttamente il Regolamento europeo n. 852/2004/CE, che vieta la presenza di animali per motivi sanitari. Ciò riguarda cucine, laboratori, aree di preparazione e confezionamento.
Le uniche eccezioni imposte dalla legge
Il cuore della normativa si concentra dunque solo su ambienti legati alla preparazione degli alimenti. I cani non possono entrare in cucine, laboratori, magazzini alimentari o aree di lavaggio utensili, dove sussiste un concreto rischio di contaminazione. Tuttavia, possono accedere alle aree clienti di ristoranti, bar e supermercati, a patto che non entrino in contatto diretto con i cibi. Questo chiarisce come la legge limiti l’ingresso solo in casi specifici, lasciando ampio margine di scelta in tutti gli altri.
In contesti come ospedali, cinema o teatri, l’accesso può essere vietato solo per motivi legati al servizio o alla salute pubblica, ma non esiste alcun divieto imposto dalla legge. Il regolamento della polizia veterinaria consente l’accesso ai cani nei luoghi pubblici, purché siano al guinzaglio e, se richiesto, con museruola. In definitiva, molti dei divieti che si leggono in giro sono frutto di decisioni arbitrarie e non di normative vincolanti.