Caffè, ecco il marchio peggiore d’Italia | I napoletani lo chiamano “MUNNEZZ”: non lo beve nemmeno chi lo produce

Caffè e pericoli (Depositphotos foto) - www.energycue.it
Quando il caffè sorprende… ma in senso negativo: ecco come riconoscere il peggiore e stargli assolutamente alla larga.
In Italia il caffè è quasi un gesto automatico, parte della nostra giornata come il buongiorno o il pane sulla tavola. Eppure, anche se sembra una scelta semplice, non tutti i caffè sono uguali. Anzi, ci sono certi prodotti che, una volta assaggiati, ti fanno davvero pentire dell’acquisto. Ti è mai capitato?
Pensavi di trovarti tra le mani un buon espresso e invece… niente, solo delusione. Spesso si compra di fretta, magari attratti da un’offerta o da un nome che “suona familiare”. Ma poi ti accorgi che in realtà quello che stai bevendo è tremendo. E a quel punto ti chiedi: com’è possibile che sia venduto così liberamente?
Eh, forse perché tanti non fanno caso ai dettagli. Ma proprio lì si nasconde la differenza. Ci sono confezioni così belle che ti sembrano promettere un caffè da bar. Ma se guardi bene, non dicono nulla di concreto.
Un altro aspetto sottovalutato è quello delle opinioni di chi lo ha già provato. Se tanti lamentano lo stesso problema allora forse c’è davvero qualcosa che non va. I commenti online, i video e le recensioni sincere raccontano storie molto più veritiere di qualsiasi pubblicità patinata.
Quando il caffè fa discutere (e non in bene)
A volte non serve nemmeno un esperto per smascherare un prodotto mediocre. Bastano le persone. Basta l’esperienza di chi lo ha comprato e lo ha trovato così deludente da volerlo raccontare. Succede che un video diventi virale, che un post raccolga centinaia di commenti, tutti uniti da un’unica sensazione: “ma cos’ho appena bevuto?”
E il bello è che queste critiche non riguardano solo il gusto. Spesso si parla anche di mancanza di trasparenza, di poca cura nella produzione, di aromi artefatti. È come se un brutto caffè accendesse un campanello d’allarme più grande. E allora ci si ferma un attimo e si inizia a cercare risposte. Perché no, non basta che un prodotto abbia un nome riconoscibile o una bella scatola per essere buono davvero.
Come riconoscere un caffè da evitare
Ci sono segnali che, se ci fai caso, non puoi proprio ignorare, come riporta osteriacirco.it. Ad esempio, quando i chicchi provengono da origini miste e non specificate, oppure se sulla confezione non è indicato nulla sul tipo di lavorazione… beh, è probabile che ci sia poco da salvare. Le miscele confuse, create senza un criterio preciso, danno spesso risultati deludenti. Se non c’è chiarezza, c’è da preoccuparsi.
Poi c’è il discorso tostatura. Un caffè con un sapore bruciato, amaro o con odore di legno vecchio (passami il paragone) potrebbe essere stato trattato male, magari cotto troppo per farlo durare di più sugli scaffali. Se in più manca la data di tostatura, o se scopri che è stata fatta mesi fa, allora addio freschezza. Un buon caffè si sente subito, anche al primo sorso. E purtroppo, quando manca la cura nei dettagli, a mancare è anche il gusto.