Rifornimento, non pagare mai più con la carta | Serbatoio vuoto e conto idem: la nuova truffa sta facendo una strage

Illustrazione di un pagamento con la carta (Canva FOTO) - energycue.it
In certi casi, è meglio non pagare con la carta soprattutto quando si fa rifornimento. Le conseguenze potrebbero essere gravi!
Fare rifornimento di benzina è un’operazione semplice, ma è il punto finale di un processo complesso che porta il carburante dalla raffineria fino alla pompa.
Dietro al gesto di sollevare la pistola e premere il grilletto c’è una catena logistica che coinvolge navi cisterna, oleodotti, autocisterne e controlli di qualità.
Le stazioni di servizio possono essere self-service, dove il cliente gestisce in autonomia l’erogazione, o servite, con un addetto che si occupa di tutto. Negli ultimi anni, le prime hanno preso il sopravvento per ridurre i costi.
Il prezzo della benzina non è fisso e dipende da diversi fattori: costo del petrolio grezzo, tasse, trasporto e margini della distribuzione. Ecco perché può cambiare non solo tra Paesi diversi, ma persino tra aree della stessa città.
Una situazione da conoscere
Negli ultimi tempi, tra le tante insidie quotidiane, se ne sta diffondendo una che prende di mira chi fa rifornimento in modalità self-service. Non si parla di hacker informatici o sistemi complicati, ma di qualcosa di molto più “terra terra” e per questo ingannevole. Come riportato da Money, tutto comincia con un approccio apparentemente innocuo: un estraneo si avvicina e chiede una cortesia, quasi fosse un favore da buon samaritano.
La richiesta è semplice: sbloccare la pompa con la propria carta, così che lui possa fare un piccolo rifornimento, promettendo di ripagare subito in contanti. La cifra di solito è bassa, giusto per non destare sospetti e sembrare un gesto di aiuto senza rischi. In quel momento, non c’è nulla che faccia pensare a una truffa: si inserisce la carta, si digita il PIN, si crede di aver fatto la propria parte.
Cosa succede poi?
Come riportato da Money, una volta ottenuto l’accesso alla pompa, il truffatore lascia il bocchettone sistemato male o addirittura lo rimette al suo posto senza far partire realmente il rifornimento. Così, quando l’automobilista “generoso” se ne va convinto di aver chiuso la transazione, in realtà il sistema resta attivo. A quel punto il malintenzionato si mette tranquillo e comincia a fare benzina per sé, riempiendo il serbatoio fino al limite massimo che la carta consente.
Non serve molto tempo: in pochi minuti, si può arrivare a un addebito ben superiore a quello pattuito, magari di decine e decine di euro. Il guaio è che la vittima se ne accorge solo dopo, controllando l’estratto conto o la notifica della banca. E lì non ci sono più scuse: il denaro è già stato scalato.