Dalle piante da interno alle luci naturali: l’esperimento delle piante che brillano di notte

Illustrazione di piante che brillano al buio (Canva FOTO) - energycue.it
Sono stati fatti tanti esperimenti sulle piante negli ultimi anni, ma questo è davvero particolare. Si illumineranno al buio!
Da sempre la luce che arriva dal mondo naturale esercita un fascino particolare. Non è un caso che funghi luminescenti o plancton che brillano nelle notti oceaniche abbiano catturato l’immaginazione di intere generazioni. Ora però quella magia non arriva più solo dai boschi o dalle onde: un gruppo di ricercatori ha deciso di trasferirla direttamente nei vasi delle case.
Lo scenario sembra uscito da un film di fantascienza, eppure è realtà: piante grasse capaci di accumulare la luce del sole durante il giorno e restituirla per ore al buio, come piccole lampade viventi. Non si tratta di complessi esperimenti di ingegneria genetica, ma di un metodo molto più semplice e accessibile.
Il trucco sta tutto in minuscole particelle fosforescenti, simili a quelle dei giocattoli che brillano al buio. Quando vengono inserite nei tessuti vegetali, si diffondono e trasformano le foglie in superfici luminescenti colorate. Verde, blu, rosso: lo spettro cromatico non si limita a un bagliore uniforme, ma regala tonalità diverse e persino combinazioni calde, quasi da lampada da comodino.
E la cosa sorprendente è che le piante migliori in questo ruolo non sono quelle con strutture “arieggiate”, come si sarebbe potuto pensare, ma i succulenti. Le loro foglie carnose, dense ma regolari, si sono rivelate i canali perfetti per distribuire uniformemente le particelle luminose.
L’idea e la tecnica
Lo studio, pubblicato sulla rivista Matter di Cell Press, ha avuto un obiettivo chiaro: trovare un modo rapido e poco costoso per creare piante brillanti, capaci di accumulare energia dalla luce naturale o artificiale e rilasciarla lentamente. In passato tentativi simili erano stati fatti tramite modifiche genetiche, ma i risultati erano deludenti: il bagliore era debole, quasi sempre verde e con costi di produzione molto elevati.
I ricercatori guidati da Shuting Liu, della South China Agricultural University, hanno scelto una strada diversa. Hanno lavorato con particelle fosforescenti di dimensioni micrometriche, circa sette micrometri, abbastanza piccole da muoversi tra le cellule ma abbastanza grandi da mantenere un’intensa capacità di emettere luce. Una volta iniettate nei tessuti vegetali, queste particelle hanno dato vita a un effetto uniforme e duraturo: due ore di luminosità dopo pochi minuti di esposizione a luce solare o a LED da interni.
I risultati e le applicazioni
Gli esperimenti hanno mostrato un dettaglio inatteso: mentre in piante comuni come pothos o bok choy la diffusione era minima, nei succulenti come Echeveria ‘Mebina’ il bagliore si distribuiva in pochi secondi attraverso l’intera foglia. La struttura interna compatta e regolare di queste piante ha permesso alle particelle di non aggregarsi e di diffondersi in maniera omogenea. Da lì sono arrivate dimostrazioni sorprendenti: utilizzando fosfori differenti, il team ha realizzato piante che brillavano di verde, rosso, blu e persino in tonalità miste, fino a costruire un muro di 56 succulenti luminosi, capace di illuminare a sufficienza da leggere un testo. Ogni pianta richiedeva circa dieci minuti di preparazione, con un costo di poco più di un dollaro.
I ricercatori hanno anche verificato la stabilità del sistema: dopo dieci giorni, le piante mostravano ancora la stessa capacità di brillare senza segni di sofferenza nei tessuti, con livelli normali di clorofilla, zuccheri e proteine. La tecnica non si limita al colore verde, come avveniva con i tentativi genetici, ma copre l’intero spettro visibile (400–650 nm). È stato persino possibile “scrivere” parole o disegni sulle foglie con una maschera e luce UV, mantenendo l’immagine luminosa per alcuni minuti. Secondo gli autori, queste piante potrebbero diventare un giorno una forma alternativa di illuminazione sostenibile, utile in giardini, vialetti o spazi interni, senza consumo energetico diretto.