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Arriva la conferma: l’Italia perde per sempre una delle sue città | L’hanno cancellata dalle mappe

Bandiera italiana (Depositphotos foto) - www.energycue.it

Bandiera italiana (Depositphotos foto) - www.energycue.it

Una città italiana cambia nome, identità e nazione: oggi è scomparsa dalle mappe, ma non dalla memoria collettiva.

Ci sono luoghi che sembrano destinati a sparire nel silenzio, quasi senza che nessuno se ne accorga davvero. Un giorno ci sono, il giorno dopo… non più. Cambia un nome, una sigla, una linea sulla mappa, e tutto si confonde.

È come se un intero pezzo di identità venisse cancellato con un colpo di spugna, e chi ci è cresciuto dentro non può fare altro che guardare. Confini che si spostano, città che cambiano volto o scompaiono del tutto.

E non si tratta solo di guerre o crisi politiche: a volte basta una decisione burocratica, un accordo internazionale, e una realtà consolidata diventa improvvisamente “non più riconosciuta”. Chi vive in zone di confine lo sa bene. C’è sempre quella sensazione che qualcosa possa cambiare da un momento all’altro.

Una scritta rimossa, una targa sostituita, un documento che non esiste più. Piccoli segnali che, messi insieme, raccontano una trasformazione molto più profonda di quanto si possa immaginare. Ed è proprio questa trasformazione, così sottile eppure così radicale, a far più male. Perché non è solo una questione geografica, ma culturale, linguistica, storica.

Un cambiamento che ha riscritto tutto

Dopo la Prima guerra mondiale, l’Italia ottiene una fetta importante di Adriatico: l’Istria, e con lei la città di Pola, entrano a far parte del Regno. Pola, in pochi anni, diventa un centro importante: scuole, giornali, un arsenale navale, addestramenti militari, calcio (sì, anche quello). L’atmosfera è vivace, nonostante le difficoltà iniziali.

Certo, non tutto è rose e fiori. Negli anni del fascismo molti croati lasciano la città, spinti da una politica che mira a cancellare ogni traccia di identità slava. E poi arriva la guerra, i bombardamenti, l’occupazione tedesca. Pola diventa una base strategica, ma anche un luogo di resistenza. Le tensioni crescono e il futuro si fa incerto, anzi no… più che incerto, drammatico.

L'odierna Pula (Depositphotos foto) - www.energycue.it
L’odierna Pula (Depositphotos foto) – www.energycue.it

La città italiana che oggi… non c’è più

Con il trattato di pace del 10 febbraio 1947, Pola smette ufficialmente di essere italiana. Passa alla Jugoslavia. Ma prima ancora di quella data, qualcosa si era già spezzato: decine di migliaia di persone avevano fatto la valigia, abbandonando case, amici, tutto. Un esodo silenzioso e doloroso. E la strage di Vergarolla, nel ’46, ha solo accelerato la decisione.

Da quel momento, cambia tutto. Pola diventa Pula, cambia lingua, cultura, anima. Gli italiani rimasti sono pochi, pochissimi. La città viene ripopolata da famiglie slave, arrivate da ogni angolo della Jugoslavia. Il tempo, piano piano, fa sparire i segni visibili dell’italianità. E anche sulle mappe, il nome Pola scompare.