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Pensioni, l’INPS toglie la minima a chi viaggia fuori dall’Italia per più di 90 giorni | Perdi di colpo le fatiche di una vita

Tremenda notizia per i beneficiari

Tremenda notizia per i beneficiari (Canva-Shutterstock foto) - www.energycue.it

Rivoluzione totale annunciata dall’INPS. I beneficiari delle pensioni stanno già esprimendo il proprio malcontento: mai una decisione simile nel corso dei decenni!

Il sistema pensionistico italiano fa riferimento al metodo contributivo, che prevede la dipendenza dell’assegno dai contributi versati e dall’età di cessazione del rapporto lavorativo. Ma quali limiti sono vigenti allo stato attuale? Andiamo a comprenderli meglio.

Tra le varie tipologie di pensioni, quella a cui si fa più spesso riferimento tirando questo termine in ballo, è proprio la pensione di vecchiaia, che richiede 67 anni compiuti e 20 consecutivi di contributi versati. Ma attenzione alle formule particolari.

La pensione anticipata, ad esempio, permette ai lavoratori di cominciare a beneficiare del trattamento pensionistico già a 42 anni compiuti, dopo 10 mesi di contributi versati, ed è opportuno citare anche l’esistenza di specifiche “quote” che permettono, in specifici casi, di accedervi ancora prima.

Il calcolo si basa prettamente sul montante contributivo, che viene rivalutato di anno in anno basandosi sull’età, in modo da trasformare lo stesso in rendita effettiva. Il sistema a ripartizione evidenzia, tuttavia, alcune falle particolarmente critiche, soprattutto nel corso degli ultimi anni, nonché dubbi.

Un chiarimento necessario

Attraverso la pubblicazione del messaggio n. 3770/2014, l’INPS ha finalmente fatto chiarezza nei confronti dei beneficiari delle prestazioni previdenziali circa la quota di pensione atta a raggiungere i 501,28 euro, costituenti il livello minimo. Il calcolo della pensione, allo stato attuale, si basa esclusivamente sulla base del numero di anni di contributi versati complessivamente, oltre che sulla retribuzione pensionabile, corrispondente alla media degli stipendi che il potenziale beneficiario ha percepito nel corso dell’ultima fase dello svolgimento della professione.

Il livello minimo non può essere esportato nel caso in cui i lavoratori decidano di trasferire la propria residenza in uno Stato estero, nemmeno se lo stesso risulti comunque essere parte dell’Unione Europea. Ma come funzionano gli importi di rendita? Lo stesso figura come corrispondente al 2% circa della retribuzione pensionabile per ogni anno di contributi: a tal proposito, l’integrazione, ossia la differenza tra la soglia stabilita e la quota maturata, subentra nel momento in cui il calcolo dell’importo sulla base della contribuzione effettiva risulta essere inferiore alla cifra minima stabilita dalla Legge.

INPS
INPS (Depositphotos foto) – www.energycue.it

Un quadro più limpido per i beneficiari

L’integrazione necessita che si verifichino due precise condizioni per scattare effettivamente: queste sono rappresentate dall’assenza di altri redditi Irpef di importo superiore al doppio del minimo da parte del richiedente della prestazione previdenziale, e dal non superamento dell’importo annuo di 4 volte il minimo del reddito complessivo posseduto dalla coppia.

Coloro i quali spostano la propria residenza in Paesi entrati a far parte dell’Unione Europea che risultino essere già titolari di pensioni in regime nazionale o internazionale, possessori dei requisiti necessari per l’accesso al trattamento minimo già prima dello spostamento verso un altro Stato e che mantengano il diritto al pagamento dell’integrazione anche successivamente alla data di trasloco. Lo scrive PensioniOggi.it.