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Pensione, svolta per chi guadagna meno di 2000€ al mese | L’aumento gli spetta di diritto: ecco le cifre aggiornate

Cambi drastici all'orizzonte

Cambi drastici all'orizzonte (Shutterstock foto) - www.energycue.it

Svolta nel campo pensionistico nostrano. Una nuova misura potrebbe fare il suo ingresso a breve: il percorso tracciato non si prospetta così facile…

Il sistema pensionistico nel nostro Paese si fonda prevalentemente sul metodo contributivo. E cosa vuol dire ciò? Che la pensione percepita, in riferimento alla richiesta, dipende dal numero di anni contributivi, nonché dall’ammontare complessivo dei contributi versati.

I lavoratori, autonomi e dipendenti, sono obbligati al versamento dei propri contributi a beneficio dell‘Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, meglio noto come INPS. Per dovere di cronaca, comunque, esistono anche casse previdenziali autonome, rivolte specificamente a determinate categorie di lavoratori.

Le prestazioni pensionistiche che possono essere richieste sono molteplici, anche se la più comune è senza dubbio la pensione di vecchiaia, che può essere ottenuta al conseguimento dei 67 anni di età e a seguito di almeno 20 anni consecutivi di contributi versati.

Le variazioni sull’importo sono da ricercare in due fattori prevalentemente impattanti: l’invecchiamento della popolazione, che sta portando il numero dei lavoratori a diminuire, in favore dell‘aumento dei pensionati, e la necessità di riforme periodiche che garantiscano stabilità finanziaria.

Significative novità in vista

Il mese di Settembre 2025 rappresenta un crocevia fondamentale nell’ambito del sistema previdenziale italiano, riguardato ormai da differenti stagioni da un’evoluzione inarrestabile. Il momento di approvare la Legge di Bilancio 2026 si avvicina e il Governo si trova, anche per questo motivo, impegnato nello svolgimento di una serie di valutazioni tecniche correlate a temi quali le pensioni, l’adeguamento dei nuovi importi e l’ottenimento anticipato della prestazione.

Entro il 27 Settembre giungerà ufficialmente la nota di aggiornamento al DEF, che influenzerà inevitabilmente le successive decisioni, in merito alle quali già si prevede uno stravolgimento, a partire dai requisiti contributivo-anagrafici richiesti. Una delle tematiche in assoluto più delicate, nonché di cruciale importanza, da discutere sarà sicuramente la così detta Quota 103, misura che avrebbe dovuto produrre incentivi diretti verso i pensionamenti anticipati, ma che è stata capace di rivelarsi sempre meno efficace con il passare del tempo.

Rivoluzione sulle pensioni
Rivoluzione sulle pensioni (Shutterstock foto) – www.energycue.it

Cresce l’interesse dei beneficiari

Per questo il Governo sta ipotizzando la possibilità che la stessa venga sostituita da una Quota 41 flessibile, la quale permetterebbe il pensionamento anticipato al compimento dei 62 anni di età, a patto che il lavoratore risulti nel pieno rispetto dei 41 anni di contributi consecutivamente maturati. Il taglio dell’assegno già segna previsioni al 2% per ogni anno di anticipo, ma non sarebbe possibile da applicare nei confronti di chi possiede un ISEE complessivo pari a 35.000 euro.

Ad onore del vero, più che ad un’introduzione totalmente nuova, potremmo assistere all’estensione della Quota 41, riservata sino ad ora esclusivamente ai lavoratori precoci: qualora questa possibilità dovesse essere concretamente percorsa, potrebbe però registrarsi un significativo impatto sui costi pubblici fino a 5 miliardi di euro. L’unico modo per evitarlo, bilanciando soprattutto la sostenibilità finanziaria dei lavoratori, sarebbe la disposizione di criteri d’accesso estremamente più selettivi. Lo scrive InformazioneOggi.it.