Buongiorno, sono un operatore della sua banca | Se senti queste parole attacca subito: ti svuotano il conto tramite telefono

Uomo disperato per una truffa (Depositphotos foto) - www.energycue.it
Una semplice telefonata può diventare un incubo: ecco perché riconoscere certi segnali può salvarti il conto in banca.
Oggi siamo tutti iper connessi, e ogni giorno ci arriva almeno una notifica dalla banca: saldo aggiornato, accesso riuscito, operazione completata. Insomma, ci siamo abituati a ricevere questo tipo di messaggi, spesso senza nemmeno farci troppo caso. Ma proprio questa abitudine può diventare un problema, soprattutto quando ci si trova di fronte a qualcosa che sembra autentico… ma non lo è affatto.
Il problema è che i truffatori non sono più quelli di una volta: oggi si muovono con estrema furbizia, replicano in modo quasi perfetto le comunicazioni ufficiali, e riescono pure a far comparire numeri di telefono identici a quelli reali. È un po’ come se ti parlasse la tua banca… solo che non è lei. E tu, dall’altra parte, non hai quasi mai il tempo di accorgertene in tempo.
C’è poi un altro aspetto che rende tutto ancora più insidioso: il linguaggio. Tutto è studiato per sembrare vero. Ogni parola, ogni tono, ogni passaggio è progettato per convincerti che c’è un’urgenza, qualcosa che devi fare subito. E in quei momenti, tra ansia e fretta, è facile scivolare. Succede più spesso di quanto pensiamo, anche alle persone più attente.
Ecco perché non basta più “stare attenti”. Serve conoscere i metodi usati, capire come operano questi truffatori moderni, e soprattutto riconoscere i segnali giusti, quelli che dovrebbero farci fermare prima di cliccare o rispondere. Anche perché le conseguenze possono essere pesanti, sia dal punto di vista economico che personale.
Un messaggio all’apparenza innocuo
Tutta questa storia ha colpito un signore di Roma, come riporta Roma Today. Un sms, arrivato sul cellulare, lo avvertiva di un’anomalia nel suo conto. Sembrava un messaggio normale, tra l’altro nella stessa chat in cui aveva ricevuto altre comunicazioni bancarie vere. Nessuna stranezza apparente. Così ha seguito le istruzioni e ha chiamato il numero indicato, senza pensarci troppo.
Poi, come se non bastasse, riceve pure una telefonata. Il numero? Identico a quello della sua banca. Dall’altra parte del telefono, una voce sicura, che si presenta come operatore e lo mette in allarme: ci sono operazioni sospette sul suo conto, dice. Gli consiglia – anzi, gli ordina quasi – di disinstallare le app dal telefono, per sicurezza. E lui lo fa. Risultato? tutti i suoi dati svaniscono nel nulla: email, messaggi, tutto. E il peggio arriva dopo.
Quando si scopre l’inganno, è troppo tardi
Controllando il conto, l’uomo scopre dodici bonifici fatti verso una banca in Lituania. Dodici. Non uno. Chiede spiegazioni alla banca e pretende un rimborso, ma la risposta è un secco no. Così decide di andare oltre e si rivolge all’Arbitro bancario finanziario. Il Collegio dell’Abf alla fine gli dà ragione, ma solo in parte. Sì, la banca doveva accorgersi che c’era qualcosa che non andava. I bonifici sono partiti tutti in due ore, verso due soli beneficiari, sempre nella stessa banca estera. Chiunque, con un sistema di controllo efficiente, avrebbe dovuto bloccare tutto. E invece no.
La vicenda risale al 2024 e, alla fine, l’uomo ha ottenuto un rimborso di 7mila euro. Non l’intero ammontare, perché anche la vittima – dicono – è stata un po’ imprudente. Però l’arbitro sottolinea che l’intermediario ha gravi colpe: mancava un sistema di monitoraggio che fermasse le operazioni sospette. Una lacuna seria, che mostra un difetto strutturale. E quindi la responsabilità viene divisa a metà: 50% al cliente, 50% alla banca.