Lavoro, ma quale settimana corta: approvato il “Doppio full-time” | 13 ore al giorno e addio vita privata

Lavoratore disperato (Depositphotos foto) - www.energycue.it
Mentre altrove si discute di settimana corta, arriva una legge che rivoluziona orari e diritti dei lavoratori.
Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di come dovrebbe cambiare il modo in cui lavoriamo. C’è chi propone la settimana corta, chi spinge sullo smart working, e chi invece pensa che lavorare meno non sia poi così produttivo. Insomma, il dibattito è acceso e spesso tira in ballo concetti come benessere, efficienza, diritti e—ovviamente—soldi. Ma poi ci sono scelte che spiazzano completamente.
E no, non si parla sempre in termini di progresso. A livello europeo si sono viste tante sperimentazioni: la Spagna che testa la settimana di quattro giorni, l’Islanda che prova a tagliare le ore mantenendo lo stipendio. Ma non tutte le strade vanno nella stessa direzione.
In certi casi si va proprio contromano. E questo, beh, crea inevitabilmente scontro. Perché se da una parte si punta a più equilibrio tra lavoro e vita privata, dall’altra si spingono modelli che sembrano provenire da altri tempi.
C’è anche un tema di percezione. Per alcune persone, lavorare di più significa guadagnare meglio, avere più possibilità. Per altre, invece, è solo un modo elegante per spremere i dipendenti. E chi ha ragione? Forse dipende dal punto di vista, o forse—come spesso accade—la verità sta nel mezzo. Intanto, le decisioni continuano a essere prese, e chi lavora deve adattarsi, a volte senza avere davvero scelta.
Proteste e problemi
Le proteste dei sindacati non si fermano, soprattutto quando certe riforme sembrano ignorare i problemi reali di chi fatica ad arrivare a fine mese o vive una situazione lavorativa già precaria. Burnout, stress, zero tempo libero: sono parole che ricorrono sempre più spesso, eppure sembrano non pesare abbastanza nei tavoli dove si decide. Ed è proprio da uno di questi tavoli che è arrivata, di recente, una delle decisioni più discusse degli ultimi mesi.
I sindacati hanno usato parole molto dure, definendo tutto questo come un “ritorno alla schiavitù”. Secondo loro, la legge apre la porta a un modello di lavoro che ignora la dignità delle persone. La questione è diventata di dominio pubblico, scatenando dibattiti anche fuori dai confini.
Una situazione che ha spiazzato un po’ tutti
Succede in Grecia, come riporta L’Altravoce: il Parlamento ha dato il via libera a una legge che permette di lavorare fino a 13 ore al giorno, per un massimo di 37 volte. La norma è passata grazie al partito di centrodestra Nuova Democrazia, che ha la maggioranza. Il tutto, tra l’altro, nonostante due scioperi generali che avevano provato a bloccare tutto. Gli straordinari verranno pagati con una maggiorazione del 40%, ma non tutti vedono questo come un vantaggio. Oltre all’orario esteso, la legge introduce anche procedure più rapide per assumere o licenziare.
A detta della ministra del Lavoro, Niki Kerameos, il nuovo sistema vuole dare più flessibilità a chi—secondo lei—desidera lavorare di più. Anzi, ha detto in aula che ci sono lavoratori che fanno già due impieghi nella stessa giornata, e che così almeno avranno uno stipendio decente. Le opposizioni, ovviamente, sono andate giù pesante. Syriza in primis ha parlato di una vera e propria cancellazione dei diritti, facendo notare che in Grecia si lavora già ben oltre la media europea.