Legge 104, allarme permessi mensili | Può scattare il licenziamento immediato: prima di usarli pensaci bene
                Licenziamento legge 104 (Canva foto) - www.energycue.it
Una vicenda tra controlli aziendali estremi e diritti dei lavoratori riaccende il dibattito sull’uso dei permessi della Legge 104.
Il rapporto tra lavoratore e azienda può incrinarsi anche per pochi minuti. È quanto accade quando si entra nel delicato ambito dei permessi retribuiti previsti dalla Legge 104, che dovrebbero tutelare chi assiste un familiare in condizioni gravi. Tuttavia, questi stessi permessi diventano spesso terreno di sospetto e controllo, soprattutto in contesti aziendali dove ogni assenza viene monitorata con attenzione crescente.
Sempre più aziende stanno ricorrendo a sistemi invasivi di verifica, spinti dal timore di abusi. In alcuni casi, le tecnologie utilizzate per sorvegliare i dipendenti superano i confini della tutela aziendale, sconfinando in vere e proprie pratiche discutibili. Il ricorso al controllo via Gps o altri strumenti elettronici sta diventando un fenomeno non isolato, alimentando dubbi sia sul piano legale sia su quello etico.
È in questo clima che prende forma un senso diffuso di incertezza tra i lavoratori: basta una segnalazione o un sospetto per far scattare provvedimenti drastici, anche in assenza di prove concrete. E a quel punto, dimostrare la propria buona fede può essere un processo lungo e complesso.
Molti lavoratori iniziano a chiedersi se convenga davvero usufruire dei permessi garantiti dalla 104, temendo di finire sotto una lente di ingrandimento.
Controlli discutibili e scelte drastiche
Il caso esploso a Venezia riguarda un dipendente di 46 anni, assunto nel 2009 dalla Coop Alleanza 3.0. Da aprile 2024, usufruiva dei permessi previsti dalla Legge 104 per assistere la madre malata. Ma l’azienda, nutrendo dubbi sulla reale destinazione di quelle ore, ha installato un Gps sulla sua auto senza informarlo. Dai dati emersi, in tre occasioni l’uomo si sarebbe recato nella propria abitazione anziché da sua madre, per un totale di tre ore suddivise tra maggio e giugno.
Il 17 giugno 2024, il dipendente riceve la lettera di contestazione seguita dal licenziamento in tronco. La motivazione? Presunto uso improprio dei permessi. Tuttavia, come riportato dal Corriere del Veneto, il tribunale del lavoro di Venezia ha ribaltato la decisione: il dipendente utilizzava i permessi per la sicurezza della casa della madre e non per fini personali. Inoltre, il giudice ha definito “censurabili” i mezzi utilizzati dall’azienda per monitorarlo.

La sentenza ribalta tutto
La giudice Margherita Bortolaso ha ritenuto il licenziamento ingiustificato e sproporzionato, stabilendo il reintegro immediato del lavoratore e il risarcimento per le retribuzioni non percepite dal 3 luglio 2024. Il tribunale ha anche sottolineato come il dipendente fosse sempre stato affidabile, diligente e mai colpito da sanzioni disciplinari, rafforzando così l’irregolarità del licenziamento.
Il caso ha aperto un precedente importante e sollevato interrogativi sull’uso dei permessi della 104: “Prima di usarli pensaci bene” sembra essere ormai più di un consiglio, ma un monito che riflette una realtà in cui anche diritti consolidati possono essere messi in discussione. La sentenza ha però rimesso al centro il valore della fiducia nel rapporto di lavoro, ricordando che il controllo non può diventare abuso.
