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Ufficiale, la gelosia diventa reato | Una denuncia e sei rovinato: 10 anni di carcere al primo segnale

Gelosia

La gelosia è reato carcere (Canva foto) - www.energycue.it

Essere geloso del proprio partner può costare caro: le nuove conseguenze penali, rischi fino a 10 anni di carcere.

Nel mondo delle relazioni moderne, la linea tra fiducia e controllo è sempre più sottile. La tecnologia ha reso semplice l’accesso a informazioni personali, e proprio per questo, molte persone tendono a superare i limiti, giustificando curiosità o gelosia con la necessità di “sapere la verità”. Ma oggi, quei confini invisibili possono avere un peso legale molto concreto.

Un gesto apparentemente innocuo, come dare un’occhiata a una chat o cercare una chiamata persa sul telefono del partner, può trasformarsi in qualcosa di più grave. Il confine tra la vita privata e la violazione della privacy è regolato con sempre maggior rigore. Anche in contesti familiari o relazionali, dove una certa libertà viene spesso data per scontata, la legge ora entra in gioco in modo più netto.

Negli ultimi anni sono aumentati i casi in cui strumenti digitali vengono utilizzati per controllare l’attività di un ex o di un coniuge. App di messaggistica, software di tracciamento e backup nascosti sono diventati strumenti di conflitto. In molti pensano che, trattandosi di dati relativi a relazioni personali, non ci sia nulla di illegale nel volerli utilizzare in sede giudiziaria o come prova di comportamenti discutibili.

Eppure la giurisprudenza recente ha iniziato a rispondere con fermezza. L’accesso a certi contenuti, anche se effettuato su dispositivi condivisi o in contesti di separazione, non è sempre lecito.

Una sentenza che cambia prospettiva

In un caso discusso di recente, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un uomo condannato per aver estratto dal cellulare della sua ex moglie chiamate e conversazioni WhatsApp, poi usate come prove in un procedimento di separazione. L’uomo, secondo la sentenza, ha “arbitrariamente invaso la sfera di riservatezza della moglie attraverso l’intrusione in un sistema applicativo”.

WhatsApp è stato riconosciuto come un vero e proprio “sistema informatico”: un ambiente protetto dalla legge, al pari di un account email o di una rete aziendale. La presenza di una password ha aggravato la posizione dell’imputato, perché l’accesso era chiaramente limitato al solo proprietario. E anche in caso di consenso temporaneo, la legge non permette l’uso libero dei dati successivamente.

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Spiare messaggi whatsapp è reato (Canva foto) – www.energycue.it

Quando la gelosia diventa un crimine

Come riporta TgCom 24, la Cassazione ha ribadito che anche con una password fornita spontaneamente, l’accesso non autorizzato a chat o registri chiamate è reato, se le informazioni consultate vanno oltre quanto espressamente permesso. Il caso ha suscitato scalpore anche perché l’uomo era già stato denunciato in passato per atti ossessivi e controllo eccessivo del cellulare.

La pena prevista per questo tipo di violazione può arrivare fino a 10 anni di reclusione. Il verdetto stabilisce un precedente importante: la gelosia o la necessità di difendersi in un processo di separazione non giustificano la violazione della privacy.