Raccolta plastica in tilt: la crisi degli impianti minaccia l’economia circolare italiana
La crisi degli impianti mette a rischio la raccolta della plastica e l’intero sistema di riciclo italiano.
Negli ultimi anni, l’Italia ha fatto notevoli progressi nella raccolta differenziata, raggiungendo livelli sempre più alti di partecipazione da parte dei cittadini. In molte regioni, plastica, carta e vetro vengono separati con costanza, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e favorire l’economia circolare. Ma se i rifiuti raccolti non possono essere trattati, il sistema rischia di bloccarsi. Ed è ciò che sta cominciando ad accadere.
L’allarme arriva da Assorimap, l’associazione che rappresenta le aziende responsabili del riciclo della plastica in Italia, le quali gestiscono circa il 90% dei rifiuti plastici raccolti. La scorsa settimana l’associazione ha annunciato la sospensione delle attività in molti impianti, denunciando una crisi strutturale aggravata dall’assenza di risposte concrete da parte del governo. Una situazione che sta già producendo i primi effetti concreti in alcune aree del paese.
In Sicilia, ad esempio, diversi comuni hanno dovuto rallentare la raccolta della plastica o addirittura sospenderla, mentre gli impianti di stoccaggio hanno smesso di accettare nuovi conferimenti. L’Anci Sicilia ha espresso preoccupazione per i rischi igienico-sanitari e ambientali, sottolineando anche il pericolo legato a incendi spontanei nei depositi sovraccarichi. Le criticità cominciano a emergere anche in Sardegna, con situazioni simili.
Una crisi industriale che parte da lontano
Come riportato da Il Post, il cuore del problema è economico: i costi dell’energia elevati e la concorrenza estera stanno mettendo in ginocchio la filiera. La plastica vergine e riciclata proveniente da paesi extraeuropei costa molto meno, rendendo i materiali trattati in Europa poco competitivi. Questo ha portato a un drastico calo della domanda per il riciclato europeo, causando la saturazione degli impianti nazionali e il conseguente blocco della raccolta.
Secondo i dati diffusi da Assorimap, il settore ha registrato un crollo degli utili dell’87% dal 2021 e circa 40 impianti hanno già chiuso tra il 2023 e il 2024, come conferma anche Plastics Recyclers Europe. A settembre l’associazione ha scritto al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin parlando di un rischio di paralisi totale entro poche settimane. Una previsione che si sta tristemente avverando.
Soluzioni in attesa e scenari sempre più critici
Per evitare il collasso del sistema, le aziende chiedono interventi immediati: controlli più rigorosi sulle importazioni, incentivi per chi utilizza plastica riciclata, e l’anticipo al 2027 dell’obbligo europeo di contenuto minimo di materiale riciclato negli imballaggi, ora previsto per il 2030. Ma, nonostante due incontri con i ministeri dell’Ambiente e del Made in Italy, nessuna misura concreta è ancora stata adottata.
La crisi, per ora localizzata, rischia di estendersi a tutto il territorio nazionale. In un sistema vincolato dalle direttive europee che vietano lo smaltimento in discarica della plastica differenziata, non esistono vie d’uscita facili. Se non si sblocca la situazione degli impianti, la raccolta della plastica potrebbe subire un blocco diffuso, mettendo in crisi non solo l’economia circolare, ma anche la gestione quotidiana dei rifiuti.
