Svolta pensione, adesso puoi andarci a 57 anni | Assegno ridotto in cambio della libertà: devi solo fare una scelta

Coppia e soldi (Depositphotos foto) - www.energycue.it
Andare in pensione a 57 anni? Si può, ma c’è un prezzo da pagare per la libertà anticipata: ecco tutto ciò che devi sapere.
L’idea di lasciare il lavoro prima dei 60 anni sembra quasi una fantasia, una di quelle cose che si dicono per gioco tra colleghi durante la pausa caffè. Eppure, in certi casi, può diventare realtà. Il punto è che non è una possibilità aperta a tutti, e spesso ha un “prezzo” nascosto: un assegno più leggero da portare a casa ogni mese.
Oggi più che mai, tanti si chiedono se davvero convenga tirare i remi in barca prima del previsto. La stanchezza si fa sentire, il tempo scorre veloce e l’idea di dedicarsi ad altro – viaggiare, occuparsi della famiglia, o semplicemente rallentare – è allettante. Ma la domanda è: si può davvero vivere bene con una pensione anticipata?
In un panorama in cui le regole cambiano continuamente, tra riforme, correzioni e leggi nuove, capire quando si può andare in pensione è diventato quasi un mestiere. Molti puntano su soluzioni alternative, sperando di ritagliarsi un’uscita anticipata il più serena possibile. Però, chiariamo subito una cosa: non esiste una scorciatoia semplice.
La verità è che non tutti partono dallo stesso punto. C’è chi ha iniziato a lavorare presto, chi ha avuto carriere discontinue, chi ha fatto lavori pesanti e chi ha goduto di contratti più stabili. Tutto questo influisce – eccome – sulla possibilità di andare in pensione prima. Ma allora, chi può davvero smettere di lavorare a 57 anni?
Quali requisiti servono per mollare il lavoro a 57
Dunque, partiamo dalle misure ufficiali, come riporta Moneyfarm. Una delle strade più percorribili è quella riservata alle donne invalide nel settore privato: se si ha un’invalidità riconosciuta almeno dell’80% e almeno 20 anni di contributi versati, si può andare in pensione già a 56 anni. Ma attenzione, perché ci sono 12 mesi di finestra, quindi l’assegno arriva solo dopo un anno. Un’altra opzione è quella della pensione anticipata ordinaria, collegata a “Quota 41”. Qui serve una lunga carriera contributiva: 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne), anche se l’età può essere relativamente bassa. Per capirci, chi ha cominciato a lavorare a 15 anni e non ha mai smesso, potrebbe – forse – avere i numeri per farcela a 57.
Poi c’è anche Quota 41 classica, pensata per categorie particolari come caregiver, invalidi, disoccupati e chi svolge lavori usuranti. La chiave qui è aver versato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni. Ma servono anche altre condizioni, quindi non è certo una scorciatoia alla portata di tutti. Ma non finisce qui.
Meno anni di lavoro, ma anche un assegno più piccolo
Per chi non riesce a rientrare in nessuna di queste categorie, resta comunque la possibilità della RITA – che sta per Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. È uno strumento pensato per chi ha sottoscritto un fondo pensione integrativo. In pratica, puoi ricevere una sorta di “mini-pensione” dai 57 anni, se sei disoccupato da almeno due anni, hai versato almeno 20 anni di contributi obbligatori e 5 nel fondo complementare. Ah, ovviamente l’importo dipende da quanto hai accumulato… non aspettarti cifre stellari.
Infine, c’è da citare l’Opzione Donna, che fino a qualche tempo fa consentiva di uscire a 57 anni. Ora le regole sono cambiate: serve avere almeno 58 anni se si è dipendenti, e 59 se autonome. Comunque, anche in questo caso, l’assegno sarà calcolato interamente col sistema contributivo, quindi più basso.