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Donne, preparatevi a pagare | Ecco la prima tassa dedicata soltanto a loro: gli uomini non sborsano un euro

Donna triste e spese (Depositphotos foto) - www.energycue.it

Donna triste e spese (Depositphotos foto) - www.energycue.it

Torna la tassa “di lusso” che colpisce esclusivamente le donne, mentre gli uomini non spendono un euro per bisogni simili.

Si parla sempre più spesso di uguaglianza di genere, eppure ci sono ancora delle realtà che, a guardarle bene, mostrano l’esatto contrario. Non parliamo solo di grandi battaglie o questioni di principio, ma di cose piccole, quotidiane, che però fanno la differenza. Tipo… andare al supermercato.

Ci sono spese che una parte della popolazione deve affrontare per forza, ogni mese, e che non sono nemmeno considerate per quello che sono davvero: beni indispensabili. Ma nonostante tutto, su quei prodotti continua a pesare un’imposizione fiscale che non ha niente di equo. Anzi, sembra proprio disegnata per colpire sempre le stesse persone: le donne.

Hai mai sentito parlare di “pink tax”? È quel sovrapprezzo che si applica a un sacco di prodotti solo perché destinati al pubblico femminile. Una follia, ma a quanto pare ci siamo talmente abituate da non farci nemmeno più caso.

Questa cosa, però, non riguarda solo la cura del corpo o la cosmesi. Ci sono prodotti che non dovrebbero nemmeno stare in discussione. Sono essenziali. Non si tratta di scelta, ma di necessità. Eppure, spesso vengono trattati come se fossero un lusso. Perché? Beh, è qui che la questione si fa complicata.

Una decisione che fa discutere

Fino a poco tempo fa sembrava si fosse imboccata la strada giusta. Nel 2023, con un colpo quasi storico, l’IVA su questi prodotti – assorbenti e tamponi – era stata portata al 5%. Finalmente, direbbe qualcuno. Ma ecco il dietrofront, come riporta Scomodo.org: la Legge di Bilancio 2024 aveva riportato l’aliquota al 10%, con la motivazione che la riduzione precedente non aveva avuto effetti concreti sui prezzi al dettaglio. Peccato che l’effetto lo sentano solo le donne, ogni mese.

Facendo due conti (anzi, li ha fatti l’Association Reproductive Health), una donna in età fertile spende circa 93 euro all’anno per questi prodotti. Moltiplicati per una media di 40 anni di ciclo mestruale, fa circa 3700 euro. Soldi che non si possono risparmiare, perché non si può scegliere di farne a meno. Sono beni “anelastici” – non cambia la loro domanda, anche se il prezzo sale. Eppure si continua a trattarli come se fossero optional.

Assorbenti e tampax (Depositphotos foto) - www.energycue.it
Assorbenti e tampax (Depositphotos foto) – www.energycue.it

Chi dice no e si muove davvero

A tutto questo qualcuno ha deciso di dire basta. La Coop, ad esempio, ha rilanciato una campagna chiamata “Il ciclo è ancora un lusso”, sostenuta anche su Change.org, dove la petizione ha già superato 703.000 firme. L’obiettivo è chiaro: tornare al 5% di IVA e lasciarla lì, per sempre.

E non si sono limitati alle parole. Dal gennaio al maggio 2024, la Coop ha applicato ai propri prodotti a marchio una “finta” IVA al 5%, compensando la differenza di tasca propria. Un gesto concreto, che dimostra come anche la distribuzione possa prendere posizione. Certo, non basta. Ma è un inizio, e forse – forse – è proprio da qui che parte qualcosa di più grande.