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Il Canone Rai non ci basta più | “Nuova tassa” sulle spalle degli italiani: per vedere la tv servirà un mutuo

Illustrazione di una tassa (Canva FOTO) - energycue.it

Illustrazione di una tassa (Canva FOTO) - energycue.it

Purtroppo il Canone Rai non è l’unico a far spendere un sacco di soldi agli italiani, e ci vorranno molti soldi solo per vedere la TV.

Oltre al canone Rai, esistono altri tributi simili che coprono servizi pubblici o di utilità collettiva, spesso legati al possesso o all’uso di beni. Non sempre si chiamano “canoni”, ma funzionano in modo analogo.

Un esempio è il canone per l’uso delle frequenze radiotelevisive nei locali pubblici, oppure il contributo per le biblioteche SIAE, richiesto a chi trasmette musica in ambienti aperti al pubblico.

Ci sono poi tasse come il canone di concessione per l’uso di beni demaniali (spiagge, locali, suolo pubblico), che somigliano al canone Rai nel principio: pagare per un servizio o un diritto d’uso.

Spesso questi canoni vengono percepiti come imposte “invisibili”, ma hanno basi giuridiche precise e, in molti casi, contribuiscono al finanziamento di settori culturali o infrastrutturali.

Una situazione particolare

Guardare qualcosa di interessante oggi sembra semplice, ma in realtà è diventata quasi una caccia al tesoro. Il palinsesto in TV ormai non basta più, e per chi vuole davvero spaziare tra generi, lingue e stili, le opzioni gratuite iniziano a stare strette. I contenuti arrivano da ogni parte del mondo, spesso in anteprima, ma… a pagamento. E non si parla solo di film o serie: documentari, concerti, reality e persino sport. Tutto è lì, ma dietro un abbonamento.

Nel giro di pochi anni, le piattaforme streaming sono diventate praticamente indispensabili. Netflix, Disney+, Prime Video, Sky, Now… e si potrebbe continuare. Ognuna ha un suo stile, un tipo di pubblico, un tono. Netflix, per esempio, come riportato da FlixPatrol, ha superato i 300 milioni di utenti nel mondo, e offre contenuti originali in quasi tutte le lingue. Prime Video si lega a doppio filo con l’abbonamento Amazon, quindi spesso ci si ritrova abbonati “per riflesso”. Disney+ attira soprattutto le famiglie, mentre Sky e DAZN tengono saldo il pubblico sportivo. E poi c’è RAI, con RaiPlay: un’offerta gratuita (basta registrarsi).

Illustrazione di una TV (Canva FOTO) - energycue.it
Illustrazione di una TV (Canva FOTO) – energycue.it

Non solo il Canone Rai

Il punto è che per seguire un po’ di tutto come serie americane, film recenti, eventi sportivi ecc, si finisce per combinare più servizi. Una specie di puzzle digitale, dove ogni piattaforma aggiunge un pezzetto mancante. Nessuna da sola basta, ed è proprio questo che spinge molte persone a fare scelte mirate: magari si salta un mese, si cambia, si condivide l’account con amici o parenti…

In mezzo a tutto questo, il logo RAI resta comunque ben visibile. Non solo perché c’è il canone (obbligatorio, anche se discusso), ma perché RaiPlay offre qualcosa che altrove spesso manca. Ma ciò non basta. Per esempio, se a Rai Play, e ai programmi Rai in generale aggiungiamo un abbonamento a Disney Plus (5,99 euro al mese) e Netflix (6,99 euro al mese), il costo annuale si aggira attorno ai 160 euro. Se ppoi aggiungiamo anche il Canone, il prezzo diventa ancora più pesante.