Pneumatici più sostenibili: Michelin sostiene test reali per una mobilità a basse emissioni

Una nuova era sostenibile (Canva) - energycue.it
Per ridurre l’impatto ambientale, anche Michelin sta impegnandosi nella creazione di pneumatici a zero emissioni.
L’Unione Europea ha introdotto, nel 2024, il regolamento Euro 7, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale della mobilità. E per la prima volta, il provvedimento non riguarda solo le emissioni allo scarico, ma anche le particelle generate dall’usura dei pneumatici. Aspetto spesso trascurato, ma molto rilevante per la qualità dell’aria e la salute pubblica.
Ogni anno, il traffico stradale europeo produce circa 500 mila tonnellate di particelle derivanti dall’abrasione degli pneumatici. Non tutti i prodotti hanno lo stesso livello di emissioni; e fattori come la scelta dei materiali, la durata e la struttura del battistrada, possono influenzare l’impatto, fino a quattro volte. Per questo motivo, il regolamento intende premiare i produttori più innovativi, e penalizzare chi invece immette sul mercato, soluzioni poco sostenibili.
Dunque, affinché l’Euro 7 sia efficace, è fondamentale adottare un metodo di misurazione affidabile e trasparente. Non a caso, due son gli approcci oggi al centro del dibattito: il test su strada nel mondo reale, già sviluppato dall’industria, e sostenuto dall’associazione tedesca ADAC, e il metodo da laboratorio su tamburo, ancora tuttavia in fase sperimentale, e ritenuto poco accurato.
Il test su strada, misura le emissioni in grammi per chilometro, e per tonnellata di carico, garantendo così risultati rappresentativi delle condizioni reali. Al contrario, il metodo da laboratorio presenta ampi margini di manipolazione, tanto che lo stesso pneumatico può ottenere valori molto diversi, a seconda del sistema utilizzato. In alcuni casi, un modello vietato con il test reale, risulterebbe invece accettabile, con quello da laboratorio.
I rischi di una scelta sbagliata
Adottare prematuramente il metodo di laboratorio, potrebbe quindi avere conseguenze gravi: da un lato, danni economici, facilitando l’ingresso di pneumatici a basso costo, ma di scarsa qualità; mentre dall’altro, rischi ambientali, con normative inefficaci nel ridurre realmente le emissioni. Per questo, molti esperti e aziende del settore, chiedono che si punti sul metodo su strada, lasciando spazio alla ricerca per migliorare (in futuro) i test di laboratorio.
Da oltre vent’anni, Michelin investe in ricerca e sviluppo, per ridurre l’abrasione dei suoi pneumatici. E grazie a nuove formulazioni di materiali, e a design ottimizzati, il gruppo è riuscito davvero a diminuire le emissioni di particelle del 5%, fra il 2015 e il 2020, evitando così la dispersione di circa 100 mila tonnellate di polveri sottili.
I risultati degli studi indipendenti
Secondo un’indagine ADAC del 2025, su 160 modelli, i pneumatici Michelin emettono in media il 26% in meno di particelle, rispetto ad altri marchi premium, confermando i dati del 2022, che parlavano di una riduzione del 28%, sulla media del mercato. Numeri i quali dimostrano come le innovazioni tecnologiche, possano dunque avere un impatto concreto e positivo.
Come sottolineato da michelin.com, l’azienda si dichiara pronta ad applicare pienamente il regolamento Euro 7, entro il 2028, per i nuovi modelli; e dal 2030, per l’intera gamma automobilistica. Un impegno che mostra, insomma, come la transizione ecologica passi non solo dalle motorizzazioni, ma anche da componenti fondamentali come gli pneumatici. Spesso sottovalutati, ma cruciali, per un futuro più sostenibile.