Dall’oro olimpico al ritiro improvviso | Marcell Jacobs ha rotto il silenzio: tutta l’Italia è in lacrime per lui

Marcell Jacobs dopo il risultato (Eurosport italia - youtube screenshot) - www.energycue.it
Dal silenzio al crollo emotivo: il ritorno di Jacobs lascia l’Italia senza fiato e apre interrogativi sul suo futuro.
Ci sono momenti nello sport in cui il silenzio fa più rumore di qualsiasi applauso. Non serve nemmeno un cronometro per capire che qualcosa è cambiato. Basta uno sguardo, una pausa prima di parlare, un’esitazione. Quando un atleta come Jacobs tace per troppo tempo, il mondo si ferma ad ascoltare il suo ritorno. E non importa se sei un fan dell’atletica o no: certe cose le senti lo stesso, nello stomaco.
Lo sport non è solo podi e medaglie, lo sappiamo tutti. È fatto anche di attese, di rinunce, di giornate storte che nessuno vede. A volte, anche chi ha toccato il cielo con un dito si ritrova a chiedersi se ne valga ancora la pena. Ogni corsa può diventare una montagna, ogni gara un peso che si fa fatica a portare. E quando la mente traballa, anche il corpo smette di rispondere.
Ci sono stadi che non sono solo stadi. Sono luoghi sacri, pezzi di cuore. Tornarci dopo anni può essere magico oppure devastante, dipende tutto da come ci arrivi. Se ti aspetti una scintilla e trovi solo buio, fa male. Per chi ha scritto la storia proprio su quella pista, la delusione pesa ancora di più. Non è nostalgia: è qualcosa che non sai spiegare.
E poi c’è quella parte che non si racconta quasi mai. Le ore in palestra, le notti in bianco, i dolori nascosti sotto un sorriso. Tutto quello che succede lontano dai riflettori. Quando un campione crolla, non è mai tutto d’un tratto. È qualcosa che si accumula, poco a poco. E quando esplode, lo fa in silenzio. O con parole che bruciano.
Parole che restano in testa
Dopo la semifinale dei Mondiali a Tokyo, che purtroppo non è andata come sperava, Jacobs ha deciso di rompere il silenzio. E lo ha fatto senza troppi filtri. “La testa mi dice che non ce la fa più a reggere tutta questa fatica”, ha ammesso. Non si è nascosto dietro scuse o frasi fatte. Ha messo tutto sul tavolo, con una lucidità quasi spiazzante.
Ha anche ricordato una promessa fatta a se stesso l’anno scorso: se le cose non fossero migliorate, avrebbe pensato seriamente a fermarsi. Ora quel pensiero è lì, concreto. Il cronometro dice 10’’16, ma lui sa bene che non è il suo vero valore. “Mi sento lento, goffo… non più me stesso”, ha detto. E quando lo senti parlare così, ti viene da pensare che il tempo a volte non sia solo nei numeri.
Quel vuoto che non si può ignorare
Il ritorno nello stadio che lo aveva consacrato campione olimpico doveva essere un momento speciale. Ma la magia, stavolta, non si è accesa. Jacobs ha riconosciuto che altri erano più pronti, più “in forma”. Ma non è quello il punto. Il vero dolore sembra venire da dentro, dal sentirsi lontano da quel sé stesso che faceva volare le gambe e il cuore.
C’è ancora la possibilità della staffetta, la 4×100. Ma lui stesso dice che forse è giusto lasciare spazio ai giovani. “Magari è meglio così, vediamo nei prossimi giorni”, ha detto, come chi non vuole prendere una decisione di fretta, ma che ha già capito dove sta andando a parare. Le sue parole – riportate da La Gazzetta dello Sport – sono quelle di un uomo stanco, ma non sconfitto. Ed è proprio questa la cosa che colpisce di più.