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Ultim’ora, scoperto un “nuovo” colore | Era scomparso dal mondo millenni fa: pupille impazzite appena lo vedi

Colori tavolozza

Questione di colore (canva.com) - www.energycue.it

Importante scoperta archeologica porta alla luce un “nuovo” colore risalente a 34. 000 anni fa. I dettagli dell’ indagine scientifica.

I colori non rappresentano solo un elemento della nostra percezione visiva, ma sono anche un forte mezzo di espressione, testimoniando le culture che li hanno creati.

Nel tempo, questa particolare tonalità di cui parleremo ha avuto un richiamo unico, diventando simbolo di regalità, spiritualità e mistero; è anche il mio colore preferito.

Per lungo tempo, si è pensato che la sua produzione artificiale fosse una realizzazione di epoche successive. Tuttavia, una scoperta archeologica eccezionale ha cambiato questa visione.

E ciò è avvenuto dimostrando che i nostri antenati erano capaci di ottenere questa affascinante sfumatura molto prima di quanto avessimo immaginato.

Si riscrive la storia dell’arte

Un’indagine innovativa, pubblicata sulla rivista scientifica Plos One e ripresa da Focus, ha dimostrato che un gruppo di Homo sapiens, circa 34. 000 anni fa, era in grado di produrre il pigmento blu indaco. L’evidenza è emersa dagli strumenti di pietra trovati nella grotta di Dzudzuana, nell’odierna Georgia.

Laura Longo, archeologa italiana dell’Università Ca’ Foscari, insieme a un team di ricercatori internazionali coinvolti nel progetto ERC Powerful Plants, ha esaminato questi strumenti, trovando tracce della pianta Isatis tinctoria, nota anche come guado, e dell’indigotina, il pigmento blu derivato da essa. Il gruppo ha anche replicato il metodo preistorico usando ciottoli di fiume, confermando che i nostri antenati sapevano estrarre e lavorare il colorante molto prima di noi.

Indaco
Da 34.000 anni (canva.com) – www.energycue.it

La sua importanza millenaria

La scoperta di questo pigmento su strumenti non alimentari dimostra, secondo l’analisi e Focus, che l’Homo sapiens utilizzava le piante non solo per la propria sopravvivenza, ma anche per fini più complessi, probabilmente medici o legati alla colorazione. Una possibilità è che il guado fosse usato per tingere corde o tessuti, forse per identificare i membri di un gruppo; come sottolineato da Focus, l’estrazione del guado e la produzione del pigmento blu avrebbero poi contribuito a creare un’economia prospera. Pensiamo ai mercanti benestanti di Tolosa o a figure storiche come Benedetto della Francesca, padre del famoso pittore Piero della Francesca, che commerciava proprio questo prezioso colorante.

A titolo ulteriormente informativo, l’indagine è stata diretta dalla Longo, archeologa presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e ricercatrice nel progetto ERC Powerful Plants (coordinato da Karen Hardy), insieme a Elena Badetti, sempre della Ca’ Foscari, Mauro Veronese dell’Università di Padova e altri studiosi provenienti da due atenei italiani e da università internazionali. “Abbiamo effettuato una serie di analisi, con sincrotrone e spettroscopia, provando la presenza della pianta e dell’indigotina sugli strumenti in pietra“, ha commentato la Longo.