TFR, brutta notizia per gli ex lavoratori | FISCO pronto alla stangata: fiumi di cartelle in arrivo

Illustrazione del TFR (Canva FOTO) - energycue.it
Se aspettavi il TFR, purtroppo per te ci sono brutte notizie per i lavoratori. Sono tante le cartelle in arrivo!
Il TFR, trattamento di fine rapporto, è una somma che il datore di lavoro accantona ogni anno per i propri dipendenti e che viene liquidata alla fine del rapporto di lavoro.
Ogni anno una quota pari a circa il 7% della retribuzione lorda viene messa da parte, rivalutata nel tempo con un tasso fisso e una parte legata all’inflazione. Questo meccanismo fa sì che il TFR cresca anno dopo anno, diventando una cifra consistente dopo molti anni di lavoro.
Il lavoratore può scegliere se lasciare il TFR in azienda oppure destinarlo a un fondo pensione, trasformandolo così in un investimento per il futuro. La scelta dipende da vari fattori, tra cui l’età, la propensione al rischio e i vantaggi fiscali collegati ai fondi.
Infine, è bene ricordare che il TFR non è solo una liquidazione finale. In alcune situazioni specifiche, come spese sanitarie o l’acquisto della prima casa, può essere richiesto un anticipo durante il rapporto di lavoro, offrendo così un sostegno concreto nei momenti più delicati.
Una sorpresa poco piacevole
Negli ultimi mesi diversi ex lavoratori hanno ricevuto notifiche che non si aspettavano affatto: richieste di pagamento legate al TFR o al TFS, arrivate persino anni dopo la liquidazione. Una situazione che genera sconcerto, perché molti erano convinti che i conti fossero stati chiusi una volta per tutte al momento della cessazione del lavoro.
La spiegazione sta in un dettaglio tecnico che pochi conoscono. Quando viene liquidato il trattamento di fine rapporto, lo Stato applica subito una tassazione provvisoria, di solito attorno al 23%. Ma quella trattenuta iniziale non è definitiva: l’amministrazione fiscale ha il potere di ricalcolare tutto successivamente, prendendo come riferimento le aliquote medie IRPEF dei cinque anni precedenti alla liquidazione. Se in quel periodo i redditi erano alti, l’aliquota media risulta più pesante, e così scatta il conguaglio.
Chi rischia e come difendersi
Come riportato da Tutto Juve Stabia, non tutti finiscono per ricevere la famigerata “cartella a sorpresa”. I casi più a rischio riguardano chi ha incassato liquidazioni consistenti, chi aveva redditi elevati negli anni prima della pensione e chi ha aderito a incentivi all’esodo, che complicano ulteriormente i calcoli.
Per chi riceve una richiesta, la strada non è chiusa. Conviene controllare attentamente i dati usati per il calcolo, verificare che le trattenute già applicate siano state considerate correttamente e sfruttare il diritto al contraddittorio prima che il debito venga iscritto a ruolo. La legge, infatti, prevede un “avviso bonario” che deve precedere la cartella, pena l’annullamento. Se si arriva al pignoramento, esistono comunque limiti.