Disoccupati, per voi c’è una notizia tremenda | Arriva una tassa dedicata a loro: dovranno pagarla senza fare storie
Tassa per i disoccupati (Canva foto) - www.energycue.it
Adesso i disoccupati devono pagare una tassa speciale: non c’è fine al peggio, cittadini disperati per la batosta.
Perdere il lavoro non è mai semplice, né sotto il profilo emotivo né sotto quello economico. In Italia esiste un ammortizzatore sociale, la NASpI, che rappresenta un importante supporto per chi, suo malgrado, si ritrova senza un impiego. Ma nonostante la funzione di sostegno, non sempre le somme ricevute corrispondono a una sicurezza totale, soprattutto dal punto di vista fiscale.
Molti beneficiari, infatti, scoprono solo in un secondo momento che quanto ricevono mensilmente non corrisponde per forza all’importo definitivo che resterà loro in tasca. Il motivo? Una serie di meccanismi fiscali che, per chi non è esperto, possono diventare un terreno minato.
Ci si chiede spesso se un sostegno come la NASpI debba essere trattato come un vero e proprio reddito o se goda di esenzioni particolari. La risposta non è così immediata e dipende da molte variabili, alcune delle quali poco conosciute dai diretti interessati. Proprio per questo, la gestione fiscale della disoccupazione può riservare spiacevoli sorprese.
È sufficiente combinare due fonti di reddito nello stesso anno – magari un contratto lavorativo prima e un periodo di NASpI dopo – per attivare un meccanismo di conguaglio che può portare a pagare più tasse di quanto ci si aspetti.
Un sistema poco trasparente
Come chiarisce un approfondimento di Money.it, la NASpI è a tutti gli effetti considerata un reddito soggetto a tassazione IRPEF. Sebbene l’importo mensile erogato dall’INPS arrivi già al netto delle imposte, ciò non mette al riparo da ulteriori conguagli a fine anno. La NASpI, infatti, viene tassata come un reddito assimilato a quello da lavoro dipendente e si somma a tutti gli altri introiti percepiti nel corso dell’anno.
Il rischio più concreto riguarda chi ha ricevuto redditi diversi nello stesso anno fiscale, perché l’INPS, operando come sostituto d’imposta, calcola le trattenute solo su quanto erogato direttamente. In questo modo, se si hanno altri redditi – anche solo per una parte dell’anno – ci si ritrova facilmente fuori dalla no tax area, con la conseguenza di dover pagare ulteriori imposte in fase di dichiarazione dei redditi.

La “stangata” nascosta
Il cuore della questione è che, nonostante sia una misura di sostegno, la NASpI non è esente da imposte. Anzi, in molte situazioni, può portare a un conguaglio negativo che impone al contribuente di restituire centinaia di euro. Questo accade soprattutto nei casi in cui il disoccupato abbia lavorato parte dell’anno, superando inconsapevolmente le soglie che attivano aliquote IRPEF più alte.
L’INPS, infatti, effettua il conguaglio solo sull’indennità erogata, mentre non ha accesso agli altri redditi che la persona può aver percepito. Il risultato? Quando si presentano due Certificazioni Uniche, una dell’INPS e una di un precedente datore di lavoro, il 730 può trasformarsi in un salasso.
