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Il futuro del Regno Unito sarà sempre più rinnovabile. E’ questo il risultato dello studio della National Infrastructure Commission (NIC) iniziato nel 2015 e teso a valutare quali siano le migliori prospettive per lo sviluppo energetico del Paese. Le analisi svolte dimostrano come la maggiore flessibilità e prevedibilità raggiunta dalle fonti rinnovabili negli ultimi anni, insieme alla maggiore affidabilità e competitività economica dei sistemi di accumulo, porti ad una minore necessità di fare ricorso a generatori convenzionali e programmabili come gli impianti nucleari.
Per i prossimi anni, infatti, oltre all’impianto nucleare Hinkley Point C di EDF Energy, era prevista la costruzione di sei nuovi impianti nucleari, numero che potrebbe essere ridotto ad uno fino almeno al 2025.
Le previsioni descrivono uno scenario energetico in cui entro il 2030 almeno il 50% dell’energia dovrebbe provenire da fonti rinnovabili, con un incremento del 20% rispetto alla situazione attuale. Questo obiettivo non è poi così lontano se si guarda ai dati di produzione registrati la scorsa primavera nel Regno Unito. Infatti, wind farm, solare e biomassa hanno fornito il 28,1% di energia rispetto al 22,5% del nucleare. Il presidente della National Infrastructure Commission, John Armitt, ha spiegato:
Stiamo suggerendo che non è necessario correre avanti con il nucleare, perché nei prossimi 10 anni dovremmo avere molte più certezze sulle opportunità offerte dalle energie rinnovabili
Su un punto la Commissione è chiara: per favorire la sicurezza del sistema è importante puntare ad un mix energetico variegato e non su una singola tecnologia.
L’Imperial College ha pubblicato un report in cui mostra come, nei primi 4 mesi del 2018, la sola produzione da eolico abbia superato il nucleare: circa 15560 GWh, superando di 30 GWh il nucleare. Il motivo? La “Beast from the East”, corrente gelida proveniente dall’est che ha interessato gli UK per i primi mesi dell’anno. Questi elevati livelli di produzione da eolico, però, sono spesso soggetti a “tagli” a causa dell’impossibilità per il sistema di utilizzare o trasportare tutta l’energia prodotta. Per cercare di ridurre questo fenomeno, che nel 2017 è costato circa 100 milioni di euro, è stato realizzato una nuova interconnessione Western HVDC Link da 2,2 GW tra Scozia e Galles.
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