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Era il lontano 1977 e, nella piccola cittadina di Fassenheim, entra in funzione la centrale nucleare che prenderà il nome dal piccolo comune. Siamo in Alsazia, nord-est della Francia, al confine con la Germania e la Svizzera.
Sabato 22 febbraio 2020, dopo 43 anni di onorata attività, si è spento uno dei due reattori. Il 30 giugno 2020 è previsto lo spegnimento della seconda unità.
I lavori di costruzione della prima unità sono iniziati nel 1971. Un anno dopo è iniziato lo sviluppo del secondo reattore. Entrambe le centrali furono allacciate alla rete elettrica ad aprile e ottobre 1977. Hanno, invece, iniziato a produrre energia elettrica commercialmente il 1° gennaio e il 1° aprile del 1978. Fassenheim, quindi, può essere considerata il nonno delle centrali nucleari francesi e mondiali.
Parliamo di due reattori PWR francesi da 900 MW circa ognuno, costruiti dalla Framatome. EDF è stata la società che ne ha gestito l’O&M per tutti questi anni. L’impianto ha prodotto una media di 11 milioni di MWh all’anno. In sostanza coprendo la totalità dei consumi della regione dell’Alsazia.
A partire da quest’anno, è prevista una fase di decommissioning di circa 20 anni. Inizierà un periodo preliminare di 5 anni, al termine del quale il combustibile fissile esausto lascerà Fassenheim per La Hague. Quest’ultimo è il centro di riprocessamento francese del combustibile nucleare esausto. In questo centro vengono trattate le scorie nucleari provenienti dalle centrali della Francia, e parte delle scorie dalla Germania, Belgio, Svizzera, Paesi Bassi e Giappone, per poterne estrarre alcuni elementi radioattivi.
La chiusura della centrale, porterà l’occupazione da 600 a meno di 100 unità; indennizzando adeguatamente i lavoratori che rimarranno a casa da oggi. Secondo l’AIN (o Associazione italiana nucleare), la chiusura dei due reattori porterà un aumento delle emissioni da 6 a 12 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
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