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Ci sarà una nuova crisi energetica in Europa per la guerra in Ucraina?

Rischi e incognite: la possibile crisi energetica in Europa a causa della guerra in Ucraina.

Le crisi energetiche rappresentano eventi significativi che possono influenzare drasticamente la disponibilità e i costi delle risorse energetiche in un determinato periodo. Queste crisi possono derivare da diversi fattori, tra cui conflitti geopolitici, disastri naturali, crisi economiche o cambiamenti climatici. Un esempio attuale e preoccupante è la guerra in Ucraina, che ha messo in discussione la sicurezza delle forniture di gas naturale in Europa.

Le cause di una crisi energetica possono essere molteplici. Le tensioni internazionali, come nel caso del conflitto ucraino, possono ostacolare l’accesso alle fonti energetiche, soprattutto quando una regione dipende fortemente da un fornitore specifico, come avviene con il gas russo per molti paesi europei. Inoltre, il mercato dell’energia è estremamente sensibile ai cambiamenti di domanda e offerta: un’improvvisa crescita della domanda, magari in concomitanza con eventi straordinari come pandemie o catastrofi naturali, può portare a carenze significative.

Le conseguenze di una crisi energetica possono essere devastanti e si manifestano su più fronti. Dal punto di vista economico, un aumento dei costi energetici può influenzare l’inflazione e i costi di produzione per le imprese, rischiando di rallentare l’economia o addirittura di portare a recessioni. Socialmente, l’aumento dei prezzi dell’energia colpisce soprattutto le famiglie a basso reddito, aumentando le disuguaglianze e creando potenziali tensioni sociali. Anche l’ambiente può risentirne: in risposta a una crisi energetica, un paese potrebbe tornare a fare affidamento su combustibili fossili, compromettendo gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra.

Per affrontare le crisi energetiche, i governi e le aziende possono adottare diverse strategie. Una delle più efficaci è la diversificazione delle fonti energetiche, riducendo così la dipendenza da un singolo fornitore. Ciò può includere l’incremento dell’uso delle energie rinnovabili e l’importazione di energia da altre nazioni. Un’altra misura importante è promuovere l’efficienza energetica, incentivando l’adozione di tecnologie e pratiche più sostenibili che possano ridurre il consumo di energia.

La situazione attuale

L’inverno che si avvicina si preannuncia particolarmente difficile per il settore energetico europeo, in particolare per i Balcani. Il Primo Ministro della Macedonia del Nord, Hristijan Mickoski, ha dichiarato che i prezzi dell’energia stanno aumentando sui mercati a causa degli eventi in Ucraina. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), circa la metà della capacità di generazione elettrica dell’Ucraina non è attualmente operativa, trasformando il paese da esportatore netto di elettricità a importatore.

Questo allerta si allinea alle richieste precedenti di paesi balcanici come Grecia, Bulgaria, Romania e Macedonia del Nord, che hanno evidenziato un significativo incremento dei prezzi dell’elettricità, già in crisi da tempo nella regione dell’Europa sudorientale. I quattro paesi hanno anche sottolineato la notevole disparità di prezzi dell’elettricità sui mercati rispetto al resto del continente, una situazione che potrebbe aggravarsi con l’arrivo dell’inverno.

Mickoski ha dichiarato che si aspetta un inverno difficile non tanto per le temperature, quanto per le conseguenze della situazione in Ucraina. Con il sistema energetico ucraino gravemente danneggiato, il paese è costretto a importare elettricità dall’Europa, il che potrebbe portare a un ulteriore innalzamento dei prezzi sulle borse energetiche europee e a una riduzione delle quantità disponibili. È fondamentale che la Macedonia del Nord sia preparata a fronteggiare questa sfida.

Nonostante le difficoltà, il Primo Ministro ha sottolineato che la compagnia elettrica statale, l’Elettrani na Severna Makedonija (ESM), ha stabilizzato le sue operazioni, nonostante il nuovo management abbia ereditato un debito di 5 miliardi di MKD (circa 81 milioni di euro). La nuova gestione si è resa conto che erano necessari import di elettricità non programmati.

Illustrazione di un blackout (Pixabay FOTO) – www.energycue.it

Un appello all’azione

Il tema dei prezzi elevati dell’elettricità nel Sud-est Europa sarà discusso il 15 ottobre a Bruxelles. La crisi legata ai prezzi dell’elettricità è emersa durante l’estate, quando le temperature record hanno aumentato il consumo energetico. Sebbene i prezzi siano raddoppiati, gli esperti non attribuiscono principalmente la causa al caldo, ma piuttosto alla riduzione delle capacità di trasmissione transfrontaliere e alle esportazioni verso l’Ucraina.

Bulgaria, Grecia e Romania hanno chiesto all’Unione Europea di intervenire per prevenire l’ulteriore aumento dei prezzi, e la Commissione Europea ha già pianificato colloqui sull’argomento. Il Primo Ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ha evidenziato che i prezzi all’ingrosso dell’elettricità in Grecia sono più che raddoppiati, passando da 60 euro per MWh ad aprile a 130 euro per MWh ad agosto, definendo la situazione una “crisi regionale”.

Mentre l’Europa si prepara ad affrontare un inverno incerto, la cooperazione tra i paesi della regione e un intervento decisivo da parte dell’Unione Europea sono cruciali per mitigare gli impatti di questa crisi energetica.

Mattia Paparo

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