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Le luci “misteriose” nelle foto degli anni ’50 sarebbero legate ai test nucleari? Cosa suggeriscono i ricercatori

Queste “vecchie” foto mostrano delle luci particolare. I ricercatori hanno provato a dare una risposta in merito.

Negli archivi fotografici del Palomar Observatory, realizzati tra il 1949 e il 1957, appaiono ogni tanto dei puntini luminosi che non dovrebbero esserci. Sono oggetti effimeri, registrati in una sola lastra e poi scomparsi per sempre: nessuna traccia nelle immagini successive.

Non sono stelle, non possono essere satelliti artificiali (non esistevano ancora) e difficilmente sono semplici imperfezioni del supporto fotografico. A partire da questa anomalia, un gruppo di ricercatori, attraverso uno studio pubblicato su Nature, ha provato a chiedersi se questi potessero avere un legame con ciò che stava accadendo sulla Terra nello stesso periodo: test nucleari atmosferici e segnalazioni di fenomeni aerei anomali, gli attuali UAP.

Lo studio parte da un lavoro statistico enorme: più di 100.000 transienti catalogati in 2.718 giorni, messi a confronto con 124 esplosioni atomiche e migliaia di avvistamenti UAP registrati nei database storici. Il primo risultato è sorprendente: nei giorni vicini a un test nucleare, la probabilità di osservare transienti aumenta del 45%. Il picco non coincide con l’esplosione, ma arriva 24 ore dopo, quando il valore sale al +68%.

Un effetto simile, anche se meno evidente, emerge quando si incrociano i dati con gli avvistamenti UAP. Nei giorni con un numero più alto di segnalazioni anomale nel cielo, cresce anche la presenza dei transienti nelle lastre astronomiche. In media, ogni avvistamento in più si associa a un aumento dell’8,5% di transienti registrati quella notte. Non prova nulla in senso causale, ma suggerisce la presenza di un fattore comune non ancora identificato.

Un periodo non proprio tranquillo

Tra il 1951 e il 1957 Stati Uniti, URSS e Regno Unito effettuano oltre cento test nucleari in atmosfera, tra flash ottici, radiazioni e fenomeni fisici ancora poco compresi all’epoca. Parallelamente, cresce il numero di segnalazioni di “oggetti inspiegabili” nei cieli: giornali, piloti, radar militari e civili riportano episodi che finiranno negli archivi ufficiali, come il Project Blue Book dell’US Air Force.

In mezzo a tutto questo, il Palomar Observatory sta realizzando il POSS-I, una mappatura sistematica del cielo con lastre fotografiche a lunga esposizione, spesso di 50 minuti ciascuna. Proprio grazie a quelle immagini oggi si può parlare di “transienti” in senso scientifico: non sono osservazioni a occhio nudo o racconti soggettivi, ma eventi registrati su pellicola. Alcune lastre mostrano un solo punto improvviso, altre ne contengono centinaia o migliaia nella stessa notte. Nell’immagine successiva, scompaiono completamente. Nessun movimento, nessuna traiettoria: solo un lampo, un punto che compare e poi non torna più.

Illustrazione di una foto del 1952 (Bruehl, S. et al., 2025 FOTO) – energycue.it

Di cosa si tratta?

Incrociando tre archivi storici (le lastre fotografiche del Palomar Observatory Sky Survey (1949-1957), le date dei test nucleari atmosferici di USA, URSS e Regno Unito e il database UFOCAT sugli avvistamenti UAP), i ricercatori hanno scoperto che i transienti luminosi compaiono nell’11% dei giorni analizzati, contro il 4,6% coperto dai test atomici. La loro frequenza però aumenta nettamente nei giorni vicini a una detonazione: +45% in media, con un picco del +68% il giorno successivo all’esplosione.

La correlazione non sembra casuale ed è statisticamente solida. Un legame più debole ma simile emerge anche con gli UAP: le segnalazioni anomale sono diffuse nell’89% dei giorni e ogni avvistamento in più corrisponde a un +8,5% di transienti registrati la stessa notte. L’effetto diventa molto più marcato quando test nucleari e UAP coincidono, suggerendo un comportamento non casuale. Rimane infine un’anomalia: da marzo 1956 i transienti associati alle detonazioni scompaiono improvvisamente, pur continuando gli esperimenti atomici. 

Mattia Paparo

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